La Terra dei Fuochi continua a far discutere. Nonostante le numerose critiche e polemiche sollevate in questi anni la situazione non ha di fatto trovato una risposta adeguata. Rocco Cerra è dirigente di primo livello presso l’Istituto dei Tumori di Napoli come chirurgo oncoplastico ricostruttivo ed estetico. Ma potremmo chiamarlo “il chirurgo della Terra dei Fuochi”: infatti, in questi anni ha operato molte persone malate a causa dell’inquinamento presente nelle zone circostanti Napoli. «Se si parla della Terra dei Fuochi si parla dell’aumento della percentuale di tumori in quelle zone e – soprattutto – della diminuzione dell’età dei pazienti che si ammalano», ci spiega. «Mentre prima operavamo solamente persone di una certa età – continua – ora stiamo operando persone davvero molto giovani». La diffusione della malattia è paragonabile ad un andamento che prima sale, poi scende e, infine, risale di nuovo: «Grazie ad una campagna di prevenzione degli scorsi anni (fatta coinvolgendo la popolazione) c’era stata una sorta di controllo della patologia e le malattie sono state in un certo modo sotto controllo», dice il dottor Cerra. «Però, in questi ultimi tempi, a causa dell’inquinamento atmosferico presente in questo particolare contesto, non abbiamo riscontrato alcun miglioramento, ma solamente la diminuzione dell’età dei malati». Ma, quindi, da dove ripartire? Una prima risposta potrebbe essere la prevenzione: «È prioritaria soprattutto in riferimento a quanto avviene nella Terra dei Fuochi». E, per arrivare a questo, serve «una politica fatta come si deve, in ogni parte del territorio».
Il caso
La diminuzione dell’età dei pazienti malati di tumore è – come già detto – uno tra i dati più preoccupanti che ci arrivano dalla Campania. E i numerosi interventi del dottor Cerra ne sono una conferma. Una eccezione particolare (e, in definitiva, piacevole), però, è rappresentata dalla storia di Maria Luisa, napoletana, 101 anni, malata a causa di un tumore alla faccia che – già da alcuni anni – le aveva impedito una qualità di vita accettabile. «La famiglia della donna non avrebbe mai immaginato che potesse godere di una longevità così ampia, e di conseguenza la malattia si era evoluta decisamente», ci spiega. «Non è stata la prima volta che abbiamo operato una donna “over 90”, ma il fatto che la malattia si fosse evoluta per oltre tre anni ha reso tutto molto più difficile: come medico e come uomo, mi sono chiesto se valesse la pena rischiare un’operazione del genere», ci confessa Cerra. Ma le volontà della stessa donna e della sua famiglia sono state chiare: occorreva tentare. Nonostante le difficoltà: «Lo stress chirurgico della paziente avrebbe potuto portare ad un arresto cardiaco».
L’operazione è andata a buon fine. Grazie allo sviluppo della medicina (e, in particolare, della chirurgia oncoplastica) «si può arrivare a restituire una vita “normale” ad un paziente con dei grossi deficit di vita quotidiana», ci spiega il chirurgo della Terra dei Fuochi. «Pensi che durante l’intervento (svoltosi – vista la gravità – in anestesia locale e non totale), la signora rideva», collaborando con il personale. Quello che è avvenuto lo scorso ottobre a questa signora è diventato un esempio di come si possa affrontare una malattia che, con il passare del tempo, può arrivare a togliere la dignità di chi ne è colpito.