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Non si dovrebbe mai iniziare un articolo parlando di crisi economica. Personalmente trovo che questa sia -per la sua drammaticità- la tematica che la maggior parte delle persone per amor proprio c...

Non si dovrebbe mai iniziare un articolo parlando di crisi economica. Personalmente trovo che questa sia -per la sua drammaticità- la tematica che la maggior parte delle persone per amor proprio cerca di evitare. La vita è già di per sé abbastanza stressante, e stressante è anche vedere la politica che gongola su di un ottimismo che risulta –ad oggi- immotivato, o quantomeno irrazionale.

Eppure non parlare di crisi e dei mezzi con cui uscirne è, banalmente, come per un malato non accettare di ricevere cure.

A poche settimane dal voto delle europee bisogna prendere coscienza del fatto che è a Bruxelles che si gioca la partita più importante per trovare una “cura” alla crisi. Una crisi che non è soltanto economica, ma pure politica: sempre più forti infatti si fanno le correnti degli euro scettici. Anche in Italia, ad esempio, molti vorrebbero un ritorno alla lira, ma il rischio di trovarsi sulla tavola una minestra riscaldata esiste e potrebbe non essere la risposta giusta.

Ma una risposta va trovata e dopo le elezioni di maggio gli eletti avranno il compito di fare i conti con “l’Europa di domani”.

L’Europa di domani, tra euro e austerità, quale futuro per l’Italia?”- è anche il nome della conferenza che si aprirà domani, 3 aprile alle 17 presso la facoltà di lettere e filosofia di Roma “Tor Vergata”. Una conferenza che vedrà come ospiti Gustavo Piga, Giovanni Salmeri, Claudio Borghi, e Diego Fusaro.

I primi due relatori credono che la risposta alla crisi vada ricercata nell’idea di un’Europa unita e compatta, gli altri due, Borghi e Salmieri invece criticano aspramente l’Europa delle banche e auspicano un’uscita dall’euro.

Un appuntamento interessante che mi preme segnalare per l’ elevata caratura degli ospiti e anche perché –e lo ritengo fondamentale- è oggi più che mai importante dare le giuste motivazioni alle posizioni che assumiamo quando si parla di Europa. Bisogna guarire, ma prima impariamo a conoscere le medicine con cui possiamo curarci.

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