Un cortile di Milano visto con gli occhi del portiereVia Crucis

Strani colori nel cielo di aprile. Si cercano e si spingono per ritagliarsi un po' di spazio. Cambiano in continuazione, come gli umori delle persone sole, lasciando in sospeso i nostri pensieri pe...

Strani colori nel cielo di aprile. Si cercano e si spingono per ritagliarsi un po’ di spazio. Cambiano in continuazione, come gli umori delle persone sole, lasciando in sospeso i nostri pensieri persi. Le voci delle vecchiette dai ballatoi, grazie alle giornate più lunghe, ci accompagnano fino a sera. Parlano di quaresima, il periodo che precede la Pasqua. Ma soprattutto parlano della Via Crucis, il rito in cui l’officiante, scandendo il percorso di quindici stazioni  identificate in altrettante immagini sacre, ripercorre e celebra la passione di Cristo. Le vecchiette ogni anno si preparano a quest’evento con lo stesso spirito con cui si va alla prima della Scala. Si va per pregare, per guardare chi c’è, per criticare tra una stazione e l’altra, durante le pause silenziose, che non devono mai essere lunghe uguali. “Il prete deve essere bravo in questo e i chierichetti seri e assorti”, mi diceva ieri un’inquilina. Ma un’altra, guardandola un po’ male, mi sussurrava: “Parla lei, che prima della decima stazione -Cristo spira alla dodicesima-, non entra neanche in chiesa…”. Fine aprile ci trova così: profondi ed attenti, aspettando l’estate.

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