L’inaugurazione di un teatro è sempre una festa, ovunque e comunque sia. Ma lo è tanto più se questo nuovo spazio ha già, alle spalle, una storia straordinaria e se apre a scenari che siano non solo di “novità artistica”, ma anche di impegno sociale, civile, culturale.
Capita, allora, che nel piccola Verdello, vicino Bergamo, a giorni si aprirà un teatro che sin dal nome svela fortissime valenze. Si chiama “Teatro Stalla”, e la sua storia è del tutto particolare.
Il teatro, infatti, è il risultato di un lungo percorso di lavoro nei territori del disagio mentale: un lavoro sanitario, medico, terapeutico e soprattutto riabilitativo svolto dalla Cascina Germoglio, centro creato dalla Fondazione “Emilia Bosis”, sotto la direzione generosissima e instancabile di Pier Giacomo Lucchini. La Cascina è un luogo in cui si avverte un’energia straordinaria e particolarissima. Attiva sia come Comunità riabilitativa ad alta assistenza che come Centro Diurno psichiatrico, la Cascina è uno spazio nel verde, una specie di piccola e orgogliosa “arca di noè” dove si vedono cavalli, buoi, lama, aquile, pecore, anatre, oche, daini, maiali, galline… Uno spazio aperto dove gli abitanti di Verdello portano i bimbi a passeggiare e a vedere gli animali o dove si può mangiare (e bene) in una vivace trattoria. Gli ospiti della struttura psichiatrica, poi, sono liberi di scegliere tra una serie infinita di attività – non da ultimo: trekking in luoghi incredibili – ma anche e soprattutto di lavorare con gli animali. Scuola di equitazione, teatro equestre, pet-therapy, falconeria, maneggio, fanno del centro una realtà in cui la tradizione della “cascina”, ovvero della cultura popolare e contadina, si incontra bene con la migliore prospettiva terapeutica e riabilitativa. In questo contesto, dunque, un teatro non poteva che essere un “teatro stalla”: un grande edificio, a pianta rettangolare, con una piccola tribuna e una area di performatività ampia, totalmente praticabile, con la caratteristica di avere a terra, ovviamente, sabbia. Sabbia per un teatro dove però far ricerca, dove coniugare linguaggi e codici diversi, dove far incontrare malati di mente, attori professionisti, animali, filosofi, musicisti, artisti visivi. Spazio di creazione e di ospitalità, dunque, il Teatro Stalla – afferma Lucchini – “intende essere un luogo sociale e originale, innovativo nel suo genere”, dove creare legami con la natura e gli animali, in una riflessione sulla comunicazione non verbale: “ascoltare e collaborare con gli animali – continua Lucchini – soprattutto artisticamente, significherà apprendere il loro linguaggio antico e segreto, per dare voce al linguaggio del corpo e al potere dell’empatia”.
L’inaugurazione ufficiale è fissata per il prossimo 13 giugno, con un convegno e alcuni elementi di spettacolo, ma le iniziative teatrali vere e proprie avranno respiro più avanti, al termine di lunghi periodi di lavoro e laboratorio. A luglio sarà la volta del gruppo diretto da Stefano Filippi; poi in autunno, sarà la volta della “compagnia” guidata da un teatrante da sempre scomodo e inquieto come Alessandro Garzella, che sta allestendo uno spettacolo che si preannuncia davvero straordinario (lo sto seguendo già in fase di prova). Il Segno di Caino: questo il titolo di un lavoro che sarà una cosmogonia folle e irriverente, drammatica e commovente, capace di mettere assieme quattro straordinarie attrici professioniste, un gruppo generosissimo di ospiti del Centro che recitano fianco a fianco con due operatrici; e infine gli animali: protagonisti davvero emozionanti di sequenze sceniche in cui svelano, profondamente, la bellezza terribile e potente di una poesia antica e vivissima.