C’è un signore che parla ad un albero, è un pensionato che ha ormai passato i settant’anni. Vive da solo, la moglie, tempo fa, gli ha dato appuntamento in un posto lontano; lui, a malincuore, ha dovuto accettare. Non si vede spesso in cortile e ogni volta che appare, prima di uscire per strada, si ferma a parlare con il suo albero. In principio, nel vederlo fermo e perso nei sussurri qualcuno rideva, poi, come sempre accade qui da noi davanti a ogni stranezza, nessuno ha riso più. Quando l’uomo esce, riceve spesso telefonate dai suoi nipoti e ne sembra felice, ma nello stesso tempo entra nel panico, perché ancora non sa usare bene il cellulare. Appoggiato al bastone ha passi un po’ scoordinati, più lunghi più corti, nel suo camminare. Anche lui oggi, come tutti, si deve inventare i colori per stare un po’ meglio. Gli amici di sempre lo aspettano al bar nei pressi del cortile. Un caffè, due bianchini, la partita a scopone e tanti ricordi da scambiare con gli altri. Il dopoguerra, la fame, gli amori e l’amore, quante cose contengono due bicchieri di vino. Verso mezzogiorno rientrando in cortile, nel passare davanti la guardiola, s’affaccia e mi chiede sempre: “Se la ricorda mia moglie?” e sorride. Io rispondo sempre che sì la ricordo, anche se non è vero. Prima di entrare in casa la solita pausa. C’è un signore che parla ad un albero, è un pensionato e sembra sereno
8 Settembre 2014