Vanilla LatteSLANG, la nuova trasmissione sul Sogno Americano

C'è Jonathan, il ragazzo di ventinove anni che serve ai tavoli e che vuole aprire un ristorante altrove. C'è Luca, il vincitore di un talent show culinario. C'è un altro Luca, che ha vinto la lotte...

C’è Jonathan, il ragazzo di ventinove anni che serve ai tavoli e che vuole aprire un ristorante altrove. C’è Luca, il vincitore di un talent show culinario. C’è un altro Luca, che ha vinto la lotteria, e quindi ha aperto la sua attività. C’è Alessandro, di professione manager di ristoranti affermato. C’è Lidia, la cuoca ormai famosa in tutto il mondo, star televisiva, madre di Joe, lui stesso magnate del business della ristorazione e superstar televisiva internazionale. Ma il vero protagonista è, ancora una volta, lui, il Sogno. Non come fenomeno legato al sonno. Non un sogno qualunque, ma il Sogno per eccellenza, il Sogno con la “S” maiuscola, o meglio, con la “D” maiuscola, come in “Dream”: è il Sogno Americano, bellezza. The American Dream, che così tanto ha contraddistinto e influenzato la letteratura, la cinematografia, la cultura – e non solo – all’interno e all’esterno dei confini statunitensi negli ultimi secoli, e che tuttora, un po’ come la fiaccola accesa di quella signora che risiede a Liberty Island, funge come luminoso faro che attrae le persone alla ricerca di miglior fortuna. Individui che provano a ottemperare il costituzionale diritto al perseguimento della felicità, menzionato nella Dichiarazione d’Indipendenza del 1776. Più semplicemente, tutti coloro che inseguono il proprio sogno. Il Sogno Americano.

È questo il contenuto di “SLANG”, azzeccato acronimo di Sogno L’America Nel Giardino, nuovo programma in onda su Rai Tre attorno alla mezzanotte, scritto da Silvia Santarelli e Gianluca Santoro, e condotto da Gerardo Greco, noto al grande pubblico come bravo giornalista e conduttore di Agorà, ma conosciuto anche dagli amanti degli States in quanto già corrispondente da New York del GR Rai e del TG2, una delle voci più autorevoli, del panorama giornalistico italiano, di quanto avviene oltre Atlantico, e autore del libro “Good Morning America” (Sperling & Kupfer, 2009), che non a caso aveva, come sottotitolo, “Un viaggio sulle tracce del nuovo sogno americano”.

Di poco si discosta, dalla “mission” del libro, la nuova trasmissione, che si potrebbe perfettamente descrivere come un viaggio sulle tracce del nuovo Sogno Americano, quattro puntate (solo?) per raccontare le vicende di quattro ragazzi residenti in una casa di Bushwick, nel quartiere di Brooklyn, a New York. Lontano dalle luci della città, e anche dalle luci della ribalta. Lontano da Manhattan, dalle vie dello shopping e dai ristoranti di lusso. Sono vicende, se vogliamo, di immigrazione, percorsi di difficoltà e alle volte anche di lacrime, ma che – come nel caso di Luca Malfé, friulano vincitore dell’edizione Usa di MasterChef, o Lidia Bastianich, giunta nella Grande Mela come profuga istriana nel dopoguerra e oggi amministratrice di 27 ristoranti in tutto il mondo – spesso si trasformano in sogni. L’inizio, e la meta, non poteva che essere New York, “big city of dreams”, come l’avevano giustamente definita i rapper losangelini Kurupt e Daz. La città che non dorme mai. E, come cantava Frank Sinatra, se puoi farcela qui, puoi farcela ovunque.

Una novità (finalmente!) che si discosta da un panorama televisivo intriso di talk-show, “SLANG” è un prodotto originale e avvincente, e porta lo spettatore a provare, fin da subito, una sorta di empatia nei riguardi dei racconti e delle sfide quotidiane narrate dai protagonisti. Notevole la regia e anche le sequenze, mai improvvisate: finalmente, anche mamma RAI, riesce a regalarci immagini in alta risoluzione degli Stati Uniti d’America (eravamo abituati con quelle, sgranate, di molti tg, al punto da pensare che i mezzi della tv di Stati, negli Usa, fossero rimasti agli anni ’70). Greco è preparato, funzionale al racconto, e mai invasivo, forse un peccato, perché la moltitudine di informazioni e di esperienze raccontate meriterebbero di essere più veicolate, dal suo commento e dalla sua presenza.

“La vita dovrebbe essere migliore e più ricca e più piena per tutti, con opportunità per ciascuno, a seconda di abilità o raggiungimenti”, ergo senza riferimento alla classe sociale o ai propri natali, scriveva lo storico e scrittore americano James Truslow Adams, negli anni ’30 del secolo scorso, riguardo al Sogno Americano. Come tutte le novità interessanti, e come molti altri prodotti di qualità, SLANG, pur non avendo alcunché da invidiare a certe programmazioni del prime-time, è purtroppo relegato in terza o quarta serata, non certo l’orario ideale per attirare spettatori (nel sentire un giovane cameriere italiano di NYC affermare di guadagnare “circa 5000 dollari al mese”, c’è effettivamente il rischio di una emigrazione di massa dal nostro Paese). Un peccato, per una trasmissione che riesce a dimostrare che il Sogno Americano, oggi, è ancora vivo. Non solo sul territorio statunitense. Ma anche per tutti coloro, intorno al mondo, che Sognano L’America Nel Giardino.

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