La City dei TartariLa Rivoluzione della Luce (LCDs of Freedom)

La luce e' nata per colpire gli occhi, per svelarne il vero colore, le nervature di  colori diversi ed i turbini di tonalita', piccole galassie come portali dell'anima. La luce vince le tenebre, le...

La luce e’ nata per colpire gli occhi, per svelarne il vero colore, le nervature di  colori diversi ed i turbini di tonalita’, piccole galassie come portali dell’anima. La luce vince le tenebre, le sconfigge e le rende ombre, assenze, o momenti di passaggio. E’ il momento ferale e serale delle ombre etrusche che si allungano, i cipressi che si assottigliano mentre il sole affoga o riemerge. È la luce diafana che attraversa le valli ed i calanchi, che si insinua nelle chiese e colpisce le ali di angelo o le aureole di santi mercanti e beati banchieri in attesa di ritorni divini o perlomeno positivi. La luce entra nej canyon artificiali di Hong Kong, di Wall Street, delle valli del Reno e diventa color dell’oro, luminiscenza erogena, il calore delle guance dopo baci di addii travestiti da arivedemose. La luce che emuliamo con le torce, con gli schermi dei piccoli schermi che portiamo in giro , estensioni post-industriali della nosrra anima o del corpo. Le luci dei ragazzi di Hong Kong, una valle di cuori, culi e culti allineati, come anatre pronte ad essere impallinate o come eroi, santi, nuovi inventori di quell’acqua calda che chiamiamo democrazia, solidarietá, libertá, amore, futuro. La luce del tramonto ha dentro gia’ il DNA dell’alba e dentro ognuna di queste fluorescenze che si muovono, ondeggiano, nella notte del mare cinese, continua a nascere ed a moltiplicarsi il desiderio di luce, di chiarezza. Il chiarore mattutino che, dopo la lunga veglia, dopo la paura che la notte insinua, rivela la vera natura del mondo. Nell’aurora il mondo si svela nei canti, nelle parole, nella Parola che dica tutto e niente, ma che affermi il diritto di tutti di esprimere il desiderio di futuro e di altra luce ad illuminare gli occhi e le loro sfumature.

La luce torna, ogni tanto, nelle tenebre, quelle oscurita’ dove incontri persone che non incontri mai di giorno, il buio della memoria dal quale affiorano ricordi indebelibili, come la luce che e’ sempre stata presente per me, quella dell’incontro con Li Lu Male. Io e il mio amico Carlo, nell’agosto del1989, lo incontrammo  e lo sentimmo raccontare ad un gruppo di studenti la storia di Tienanmen (http://www.ilsussidiario.net/News/SPECIALE-MEETING-2009/2009/8/11/MEETIN… ).  Aveva 23 anni e si trovo’ leader di quella rivolta incredibile, di quell momento assurdo di cambiamento, quella luce che arrivava dalla Cina oscurata e segreta. Vedemmo tutti I ragazzi costruire statue della liberta’, ridefinire in una Comune di Pechino, le loro primavera e I loro destini. E vedemmo I carri armati entrare in piazza, la violenza. Li Lu riusci’ a scappare e,  dopo una fuga rocambolesca, approdo’ in America. Li’ ha studiato ed oggi e’ uno dei piu’ famosi fund managers americani, il potenziale successore di Warren Buffett nel suo fondo Berkshire Hathaway.

Quell’agosto di Rimini, di tanti anni fa, io e Carlo, appena liceali, salimmo sul palco e lo abbracciammo, come si fa con un amico amato e ritrovato. Fra le lacrime ci disse che non si sentiva piu’ solo, che sapeva che le cose sarebbero cambiate, se il mondo avesse continuato a raccontare quella storia incredibile, di uomini e donne giganteschi indifesi di fronte a sorci travestiti da carrarmati, la storia abbandonata di fronte alla geopolitica. Li Lu Male in quel momento era la luce che cambiava la storia, quella stessa natura della luce che oggi vediamo nei cellular usati come fari, come candele, come torce, dai ragazzi di Hong Kong. Li Lu Male raccontava di persona quello che oggi in centinaia ci raccontano, dalle strade cinesi, e di tantissimi altri paesi, attraverso i social media. Siamo una societa’ che potrebbe rinascere dalla luce, dalla fluorescenza notturnale di milioni di schermi accesi, di milioni di volonta’ che vogliono un cambiamento vero, che desiderano prosperita’ al posto della crescita, che vogliono credibilita’ dal potere e non piu’ credito. Un potere che non rispetta questa luce, che vilipende quelli che dovrebbe proteggere, che violenta la volonta’ e spesso i corpi dei suoi cittadini, e’ un paese che si vilipende da se’. La luce che portiamo dentro e che mettiamo in comune, l’invenzione del fuoco, della lampada, della luminiscenza,  corrispondono al progresso della nostra civilta’. E, spesso, ci vogliono le tenebre per apprezzare di piu’ il sole, il primo raggio di sole. O la definizione di uno schermo.

Il 21 maggio si è avuto il primo momento di pericolo; ci veniva detto che l’esercito stava cercando di entrare nella piazza e che si preparava ad attaccarci con gli elicotteri, dall’alto, facendo scendere i soldati sugli studenti. E vi erano varie dozzine di elicotteri che volavano sopra la piazza Tienanmen. Cosa hanno fatto gli studenti? Hanno lanciato in aria dei palloni, non conosco il termine esatto in inglese, ma erano come aquiloni di carta, che da bambini si usano per giocare. Pensavamo che questi fragili aquiloni di carta potessero bloccare gli elicotteri… Quel giorno io ho coniato uno slogan, ho detto: “Abbiamo bisogno di lottare, ma abbiamo anche bisogno di essere felici”. Il mondo appartiene e apparterrà sempre a coloro che sono esseri umani completi.” Li Lu Male – Incontro del 1989 al Meeting di Rimini

Soundtrack

Max Richter – On the nature of daylight

www.youtube.com/watch?v=rVN1B-tUpgs

The Underground Youth – In the dark I see

  1. www.youtube.com/watch?v=3GFiTm2xJ7A

Vorrei alzarmi una mattina e puntare il dito a tutto quello che vedo, a tutto quello che reputo corrotto, sbagliato, ingiusto. Ti giuro, vorrei farlo. Ogni mattina alle cinque mi alzo e mi sento pronto a sfidare tutta questa follia di corruzione, di favoritismi, di usurpatori e di satiri. Ma non posso, perche’ alle cinque e cinque suona la sveglia  e mi ricorda i miei microdoveri della giornata. E, come ogni mattina, bevo un caffe’ e mi rendo conto che, se tu lasci tutto, allora io non posso far altro che arrendermi. Preferisco una schiavitu’ ben remunerate, un’attesa di eventi che mi sconvolgano, ad una rivoluzione incompleta, perche’ non arriva alla fine, alla conclusione giusta di ogni rivoluzione, che e’ quella di inventarsi tempi e cieli nuovi. Oppure, siamo pronti a tutto questo. Aspetto un segnale. Alle cinque di mattina, te ne prego, un sms od un’email che dica ‘spengi la sveglia e riformatta il tempo. Si comincia in due e poi si diventa milioni’’  K.J.Okker – Andropause

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