In queste ore sta succedendo una cosa che non ha senso: Sony ha annullato la première del film The Interview in seguito alle minacce di possibili attentati nei cinema che lo avrebbero proiettato e lasciato ai cinema la decisione sul fare o non fare le proiezioni. Ovvero: un’operazione satirica — il film prende in giro il regime nordcoreano mettendo in scena un finto complotto per uccidere Kim Jong Un — ha dovuto inchinarsi a una minaccia. E questo è inaccettabile.
Su The Verge, Bryan Bishop a questo proposito ha un’opinione interessante, e lancia una proposta che ormai, alla luce delle ultime decisioni di Sony, sembrerebbe l’unica strada per fare in modo che circoli il film: distribuirlo online.
«Sarebbe assolutamente folle per chiunque — anche per gli stessi hacker — pensare che The Interview, semplicemente, sparisca dalla faccia della Terra», scrive Bishop, «o che la vita del film inizi e finisca nei multisala sparsi per il mondo. Le cose trapelano. Circolano. Una versione della scena della morte di Kim Jong Un è già online. Per questo Sony dovrebbe spostare la battaglia online. […] Prendere la minaccia degli attacchi ai cinema e disinnescarla con una verità che gli hacker non sembrano aver capito: viviamo in un mondo in cui ogni soggiorno, ogni computer e ogni telefono sono un cinema. E che si tratti di documenti sottratti al governo o una goffa commedia del vicino di casa, nulla resta nascosto a lungo.»
Per Bishop l’opzione di distribuirlo online a pagamento sarebbe la mossa migliore, dunque, unendo l’utile di una bella risposta alle minacce, al “dilettevole” di un esperimento che potrebbe essere molto prezioso per i produttori.
Io su questo punto non sono d’accordo con Bishop. Io chiederei alla Sony di fare di più, di distribuire gratuitamente online il film: che lo vedano tutti. E non importa che il film sia, come pensa Bishop e come molto probabilmente è la realtà dei fatti, soltanto una “goofy bro-com”, ovvero una stupida commedia cazzona. Qui il problema è un altro: permettere a una fantomatica banda di hacker al soldo di un minchione col doppio taglio come Kim Jong Un di censurare — perché di quello si parla — un’operazione di satira è ammissibile soltanto se fosse il plot di un film satirico.