Non pagherò un euro per vedere The Interview

In queste ultime due settimane circa abbiamo assistito a uno degli eventi più grotteschi della storia del cinema e, insieme, della storia delle relazioni internazionali. Ricapitolando con semplciit...

In queste ultime due settimane circa abbiamo assistito a uno degli eventi più grotteschi della storia del cinema e, insieme, della storia delle relazioni internazionali. Ricapitolando con semplciità e in estrema sintesi, è andata più o meno così:

Sony ha prodotto un film, The Interview, che prendeva in giro il regime nordocreano di Kim Jong Un, dittatore che nel film è al centro di un complotto organizzato per ucciderlo. Quando Sony sta per lanciare la campagna promozionale del film, un attacco hacker di vasta portata ha fatto quel che voleva dentro i server della Sony, diffondendo un sacco di materiale riservato: mail, film, comunicazioni e un sacco di altre robettine.

Dopo un po’ viene fuori che dietro il simpatico attacco c’è un gruppo di hacker il cui nome — i Guardiani della Pace — sembra scelto da uno sceneggiatore della Marvel, o da un bambino di 4 anni, o dalla Sony (scherzo). Viene fuori che c’entra la Corea del Nord e forse anche la Cina e che l’obiettivo degli hacker è impedire la diffusione di The Interview. Vien fuori anche che i simpatici smanettoni informatici hanno minacciato di fare attentati nei cinema dove sarà proiettato il film.

A Sony si spaventano. Annullano l’uscita e succede un gran casino, un casino che scomoda anche Barack Obama. Alé. La Nord Corea torna al medioevo informatico — ovvero torna indietro di 40 anni per noi e di 5 per loro — a causa di un contrattaccone informatico da cavalleria pesante. 

Poi, notizia di oggi, Sony annuncia che in qualche cinema uscirà. Intanto, su IMDb, The Interview arriva a un rating di 10 su 10. Mai visto prima. Né il rating, né il film. Alè. 

La domanda che qualcuno inizia a farsi è: ma se fosse stata tutta una trovata di marketing? 

Ecco, io a questo non ci voglio credere. E non ci posso credere, invero, perché se fosse, Barack Obama, che si è scomodato a parlar di un film cazzone durante il discorsone alla nazione, ne resterebbe turbato. E non so quanto una major cinematografica tragga vantaggio dal turbamento di un Presidente degli Stati Uniti, che magari si sente anche preso per i fondelli. Nei film, i “Presidente degli Stati Uniti” sono gente che spara con gli aerei e tira giù le astronavi degli alieni. Oppure, gente che sconfigge a mani nude il comunismo o i terroristi arabi.

Ora, io Barack Obama che prende un caccia e bombarda la sede centrale della Sony o ci fa sganciare una bomba H non me lo vedo. Però di sicuro non vorrei essere neanche un inserviente che pulisce i bagni del dirigente della Sony nel caso Barack Obama vivesse anche solo per un minuto il dubbio della rpesa per i fondelli.

Tralasciando Barack Obama, le cui reazioni sono a me imperscrutabili, posso sapere quali saranno le mie, che qualche giorno scrissi proprio su queste pagine che mi sarebbe piaciuto vedere quel film girare gratis per la rete, come risposta ai Guardiani della Pace e al dittatore con il doppio taglio che a me sembra un babbazzo.

So che non salirò su un caccia armato di bombe termodistruttive da scaricare contro la Sony. So che non premerò nessun bottone rosso per azionare bombe nucleari sparse per il mondo per farlgiela pagare. Ma son anche che da me, per quel film, non vedranno un euro. Non uno. Io The Interview me lo vedo in streaming, o me lo scarico in versione HD DVDrip.

Ma da me, la Sony, per quel film, non avrà un soldo. Perché, magari vi vien da dire, se non credi che sia stata una giga operazione di marketing. Perchè sì.