Profilo basso per la mostra milionaria Arts & Foods a cura di Germano Celant presentata a margine del Forum Brand Milano qualche giorno fa dal presidente della Triennale De Albertis, a insaputa del mondo dell’arte. De Albertis ha annunciato un ampliamento del progetto Arts & Foods che sta prendendo ormai le proporzioni di una fiera a sé stante nel cuore di Milano. Per ora focus solo sulle sezioni secondarie della mostra, tra Design e attrezzi di cucina. Massima elusività sulla parte artistica del progetto, così la notizia è sfuggita a tutti.
La mostra aprirà l’8-9 aprile, prima di ogni altro evento, pubblico o privato, correlato all’Expo, e anticipando di un mese l’inizio ufficiale dell’Expo. Arts & Foods avrà quindi il primo piano: prevarrà sola, senza concorrenza e in posizione di vantaggio. Per farvi un’idea dell’importanza strategica e commerciale di questa mostra.
Forse è per questo che Celant andrà a presentarla di persona a New York questa settimana, dopo aver snobbato o evitato il Forum Brand Milano qualche giorno fa. Risultato: in Italia non sappiamo dove né quando Celant e De Albertis faranno la presentazione americana di Arts & Foods, ma qualcosa trapela sempre.
Forse, almeno in America, Celant sarà costretto a rivelare qualcosa sulle opere e gli artisti che verranno esposti negli spazi della Triennale, oltre a design e cucine. Anche se è ovvio che le opere d’arte contemporanea più famose che trattano il tema del cibo siano senz’altro americane, precisamente della Pop Art.
Questo significa che l’excursus storico-culturale di Expo che va da Arcimboldo a Guttuso ha il suo punto d’arrivo in Oldenburg. Ovvero: poiché l’arte italiana che vale davvero è quella del passato, l’America se ne avvale per legittimare l’arte americana del presente.
Ma l’arte americana di oggi, dominata sul mercato da Jeff Koons, è ferma alla teoria e ai principi della Pop Art di cui appunto il cibo, se non altro alla portata intellettuale di tutti, era un logico modello. Ecco perché una mostra che storicizza il cibo nell’arte non conviene certo all’Italia ma al mercato dell’arte americano che cerca in tutti i modi di fermare il tempo, e di fermarlo all’epoca a loro (agli Americani) più conveniente, incoraggiando artisti come Koons di tutto il mondo a spremere ad nauseam e a prolungare il più possibile il filone Pop.
Per il mercato americano, la Pop Art è semplicemente l’unico territorio in cui primeggiano artisti americani.
Celant dovrebbe quindi ribattezzare la mostra “Pop Art & Food”. Seguendo ubbidiente le tendenze di mercato, la mostra di Celant non fa che concedere un ennesimo rinvio al tramonto americano dirottando gli investimenti e gli investitori dall’innovazione.
Anzi, per non disperdere le opportunità che arriveranno con l’Expo, la Triennale è stata ripensata a mo’ di padiglione, l’unico padiglione Expo al centro di Milano. Così i collezionisti non dovranno nemmeno arrivare fino a Rho.
(di Raja El Fani)