Il mio telefilm preferito di tutti, di tutti i tempi, in pratica, non lo conosce nessuno, o quasi.
Si chiama(va) ‘Mad About You’, fu prodotto dalla NBC negli anni ’90, lanciò Helen Hunt. Divagazione: mentre la Hunt girava la sesta stagione recitò anche nella parte della cameriera sfigata di ‘As Good as it Get’s’ sopravvalutatissimo film che le portò un Oscar (con buona pace della semi assiderata Kate Winslet di ‘Titanic’). Fine della digressione.
‘Mad About You’ fu la prima serie (accidenti, sono mesi che lo ripeto e nessuno mi fila: LA PRIMA SERIE) a fare avere ai suoi attori un cachet di un milione di dollari a puntata (quindi quando dite che il cachet di un milione a puntata dei tizi di ‘The Big Bang Theory’ è il più alto di tutti i tempi, dite, sappiatelo, una sonora minchiata).
Comunque sia questo telefilm, specie in Italia, non lo conosce nessuno.
Un po’ per colpa di Italia Uno che, tra il 99 e il 2000, lo trasmise in piena notte e comunque a caso ( digressione bis: erano i tempi bui di quando, prima che arrivassero internet, i cofanetti, e la pay TV, emittenti dispotiche si potevano permettere il lusso di trattare il pubblico delle serie come a) sfigati e b)carne da cannone), un po’ perché ‘Mad About You’ fu prodotto tra il 1992 e il 2000, ossia nella terra di mezzo della storia delle serie tv USA: tra gli anni ’70 e ’80 dei prodotti ‘carini’, un po’ tutti uguali e molto di consumo e gli anni ’00 e 10 dei prodotti da urlo.
In mezzo, tra queste due fasi della cultura e della televisione, ci sono stati gli anni ’90, senza i quali niente, ma proprio niente, di quello che è successo dopo sarebbe successo: Non ci sarebbe stato ‘Nurse Jackie’ senza ‘ER’, non ci sarebbe stato ‘Sons of Anarchy’ senza ‘NYPD’, non ci sarebbe stato ‘The Big Bang Theory’ senza ‘Friends’, non ci sarebbe stato ‘Luis’ senza ‘Seinfeld’, non ci sarebbe stato ‘House of Cards’ senza ‘The West Wing’ (e comunque Frank Underwood a Toby Ziegler gli spiccia casissima), non ci sarebbe stato, non foss’altro che per il gusto di rivoltarlo come un calzino, ‘Orange is the new Black’ senza ‘Sex and the City’.
Insomma: gli anni ’90, per chi, come me, si fa di telefilm, sono un affare imprescindibile: hanno visto nascere delle serie incredibilmente migliori di quelle precedenti, senza riuscire, per mancanza di soldi, di know how, di fiducia nel sistema e del sistema, a rompere il muro della perfezione, a compiere il sorpasso sul cinema che, altri, in seguito, avrebbero compiuto. Ma hanno cominciato loro. Hanno seminato, hanno fatto in modo che altri poi raccogliessero frutti grandi e succosi.
Tra questi seminatori di talento, anche se non se lo ricorda quasi nessuno, ci fu ‘Mad About You’.
Breve sinossi, per chi non faceva le due del mattino (ora approssimativa di messa in onda su Italia Uno) con me, nell’inverno tra il ’99 e il 2000: trattasi si classica sit com girata in teatro con tre camere, il pubblico in studio e le risate preregistrate. La storia è quella di una coppia fighetta ma non troppo, che abita a New York (tra la 12 e la Quinta, in pratica vicini di casa di Monica Geller), lui fa il regista di documentari (anche qui: prima che i documentari diventassero fighi), lei varie cose, ma sostanzialmente la PR. Si amano, battibeccano, passano di sketch in sketch da una stanza all’altra del loro appartamento piccolo ma figo, e da un parente/amico rompiscatole all’altro.
Diciamocelo, niente di che.
Però, nel 1992, ‘Mad About You’, aveva qualcosa.
Aveva qualcosa che non si era mai visto prima.
E il suo avere qualcosa consisteva nel NON avere quello che tutti gli altri avevano.
Non aveva figli adolescenti in giro per casa (‘Casa Keaton’, ‘I Robinson’, ‘Genitori in Blue Jeans’), non aveva un bonario conflitto razziale con cui fare i conti ( ‘I Jeffersons’, ‘Il mio amico Arnold’), non aveva strani e paciosi alieni da tenere a bada (‘Mork & Mindy’, ‘Alf’, ci metto anche ‘Super Vicky’, che, anche se non era aliena, nella categoria non sfigura, o ‘Third Rock from the Sun’), non aveva un’ esotica ambientazione vintage ( ‘Happy Days’, ‘La casa nella prateria’).
Insomma non aveva niente. Non aveva, per dirla con Hitchcock, MacGuffin, cioè un punto al quale ruotare, un pretesto che muovesse la storia.
Non c’era.
E questo ‘non avere’ lo rendeva assolutamente nuovo, fresco, diverso.
Poi c’erano le cose che ‘Mad About You’ aveva, eccome: una scrittura perfetta, dei personaggi rotondi e verosimili, pieni di limiti e difetti, la sostanziale credibilità d’insieme, la grande potabilità delle storie e delle situazioni.
Perché vi dico tutto questo? Perché nel 2015 mettersi a scrivere di un telefilm vecchio di 20 anni? E proprio nel giorno in cui torna Saul Goodman che, comunque , massimo rispetto?
Perché il network cinese Croton ha stretto un accordo con Sony e deciso di rifare da zero la serie.
Lo scrive qui Hollywood Reporter, lo ha scritto Helen Hunt sul suo profilo Twitter. E lo spiega il signor Dai Huang, pezzo grosso di Sony Picture Television Asia, dicendo che: ”Abbiamo scelto di co produrre una versione locale di ‘Mad About You’ perché pensiamo che la storia di una giovane coppia che cerca di mandare avanti la sua storia nella complessità di una metropoli possa rivestire un grande interesse per la popolazione locale”.
Io non lo so: non so niente di Cina e di cinesi.
Ma so che ‘Mad About You’, nell’Occidente degli anni ’90, ha seminato, tanto e bene. E ho motivo di credere che lo farà ancora.