A Palazzo Chigi si narra che sia stata una delle prime cose che il premier Matteo Renzi avrebbe chiesto al neoministro per le Infrastrutture Graziano Delrio. «Risolvi la questioni Ciucci in Anas». Detto, fatto. L’amministratore unico dell’ente che gestisce le strade italiane, nonché prima stazione appaltante del Belpaese, ha dovuto fare armi e bagagli, annunciando che rimetterà il mandato a maggio. Era ormai diventato troppo l’imbarazzo per il presidente del Consiglio, che già nei mesi scorsi con il fidato Luca Lotti aveva provato a far saltare la poltrona di uno degli ultimi boiardi di Stato. Del resto, Ciucci era ormai indifendibile. Persa la protezione politica dell’ex ministro Maurizio Lupi e dell’ex ras delle Infrastrutture Ercole Incalza ora ai domiciliari per l’inchiesta Grandi Opere, travolto dalle inchieste, dai crolli autostradali e dagli scandali sotto la sua gestione, il servizio di Report andato in onda domenica 12 aprile sulla Salerno Reggio Calabria ha solo dato la spallata finale. Ancora titolare di un autoblu, come da lui annunciato in quanto «poliziotto», Ciucci in questi mesi ha sfidato più volte il governo per restare in sella ad Anas. La spallata finale l’ha data il renziano di ferro Erasmo D’Angelis, coordinatore della struttura di missione del Governo contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche. In un’intervista a La Stampa ha spiegato che Ciucci «non può continuare con lo scaricabarile». E ancora: «A me sembrava già una vicenda incredibile il crollo di Capodanno del viadotto (lo Scorciavacche sulla Palermo-Agrigento, vicenda per la quale Anas è finita sotto la lente dell’Autorità nazionale anticorruzione, ndr); quest’altro caso, che conoscevano da dieci anni, mi sembra francamente imbarazzante», ha attaccato D’Angelis. Concludendo: «Ognuno si deve assumere le sue responsabilità». I capitoli di polemiche erano ormai troppo lunghi. Quello più spinoso riguardava l’autolicenziamento di Ciucci nel 2013, solo da direttore generale pur mantenendo l’incarico di presidente-amministratore, per vedersi accreditata la pensione. Oggi, si mormora, potrebbe non ricevere alcuna buonuscita: quando si autolicenziò la somma incassata ammontava a 1,8 milioni di euro.
13 Aprile 2015