Ci sono persone e istituzioni che non possono parlare di antimafia eppure lo fanno. Lo fanno da anni ormai e lo fanno per nascondere affari e clientele. Negli ultimi mesi sono venuti a galla, grazie ad alcune inchieste della magistratura, i nomi di alcuni “insospettabili” alla platea nazionale ma che per i siciliani sono nomi sui quali si aspettava solo un ulteriore conferma. C’è chi può parlare di antimafia perchè la produce ogni giorno e c’è chi non potrebbe farlo, eppure atteggiarsi da antimafioso fa tendenza, nasconde le magagne e gli affari sempre al limite, tra tangenti, pizzo, favoritismi e corruzione. Ecco la Sicilia che cambia.
Agli inizi di febbraio esce la notizia che Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia e delegato per la legalitò, è indagato
Salvatore Dario Di Francesco per gli inquierenti sarebbe il collante tra gli esponenti di Cosa Nostra e i colletti bianchi della provincia.
Il 2 marzo 2015 viene arrestato Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo , mentre intasca una tangente di 100mila euro chiesta ad un ristoratore affittuario di uno spazio dell’aeroporto che porto il nome dei giudici Falcone e Borsellino uccisi dalla mafia nel 1992.
Smentisco categoricamente che il 90 per cento dei commercianti del centro della città paghi il pizzo – Roberto Helg, 27 dicembre 2014
Nei primi giorni di settembre 2015 vengono indagati il giudice Silvana Saguto, Presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, e l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, il più noto fra gli amministratori che per conto del tribunale gestisce i beni sequestrati ai boss. Le ipotesi di reato sono corruzione, induzione alla concussione e abuso d’ufficio.
Perché era Provenzano a prendere gli incarichi? Era Provenzano a prendere gli incarichi per il figlio che aveva il problema delle materie che si doveva passare; noi invece avevamo risolto il problema alla nuora, che era tranquilla, abbiamo pagato il pizzo che dovevamo pagare e abbiamo avuto quell’incarico. Intercettazione di Walter Virga che parla del sistama Saguto.
Il 22 ottobre 2015 nell’ambito dell’operazione “Dama Nera” che indagata su tangenti e appalti all’Anas, viene arrestato anche Mimmo Costanzo, tra i vertici della Tecnis, che già nel 2009. Non finiscono le ombre come scrive Dario De Luca di MeridioNews la Tecnis, infatti, in una sentenza del 2009 sul pizzo a Messina viene citata e l’impresa di Costanzo e Bosco Lo Giudice che dell’impegno per la legalità ne ha fatto una bandiera, mentre denunciavano le estorsioni subite dalla ‘ndrangheta, si sarebbero sottomessi alle richieste di Cosa Nostra. Circostanza negata davanti al giudice che definisce le loro dichiarazioni «palesemente mendaci»
La legalità per un imprenditore è responsabilità sociale e dovere morale. Io non sono solo perché ormai da un decennio gli imprenditore siciliani hanno avviato un processo di rinnovamento che non è più possibile fermare. Mimmo Costanzo intervista dal mensile I Love Sicilia