Quando EXPO stava per iniziare avevo manifestato le mie perplessità ed i miei dubbi su come la manifestazione fosse stata impostata e pubblicizzata, in particolar modo a livello estero. Mi domandavo quindi se sarebbe stata solo una megasagra paesana o qualcosa di più.
A poche ore dalla chiusura, e dalla postazione privilegiata di chi ha potuto vivere EXPO da dentro, in quanto l’azienda per cui lavoro ha scelto di essere partner istituzionale della regione AltoAdige, e dopo una due giorni da utente privato con allegra famigliola al seguito nei giorni finali, e quindi in pieno delirio di code e confusione, posso tirare le mie personali conclusioni.
Premetto che non vi racconterò quale padiglione mi è piaciuto di più o di meno, su questo ormai la rete è stata inondata di post di persone molto più brave e fantasiose di me, ma cercherò di rispondere alla domanda: EXPO è stata un’occasione persa o vinta?
Per rispondere correttamente, vorrei dividere il ragionamento in due parti.
La prima parte riguarda come si è svolta la manifestazione che gli organizzatori hanno deciso di proporre. Ovvero target famiglie soprattutto italiane, parco a tema sulla scia dei parchi di divertimento, seppur solo per 6 mesi. Su questo devo dire che a mio avviso l’obiettivo è stato pienamente raggiunto, e che l’organizzazione è stata eccellente, da ogni punto di vista. Anche nelle giornate peggiori (quelle con più afflusso e caldo mortale), la struttura ha retto alla perfezione, con disagi veramente limitati. Mi piace prendere come indicatore lo stato dei servizi igienici, sempre impeccabile. Stand sempre puliti, Cardo e Decumano in ordine, manifestazioni ed eventi al punto giusto.
Expo mi ha anche permesso di assistere a scene incredibili, con italiani in perfetta coda ogni giorno per ore, e magari con il francese che fa il furbo redarguito da qualcuno che conosceva la sua lingua; o di avere a disposizione e conoscere cucine e sapori particolari a prezzi accessibili (bastava non andare dai “soliti noti”), nell’arco di poche centinaia di metri; di scoprire perché no Paesi microscopici di cui ignoravo l’esistenza; di imparare qualcosa insomma, su di noi e sugli altri. Ma soprattutto ho visto tanta, tantissima gente contenta.
La seconda, dall’ottica di chi poi ha visto nell’EXPO un’occasione per incrementare o creare contatti in tutto il mondo: ha funzionato bene dopo un rodaggio iniziale. C’è voluto tempo per conoscere i responsabili dei padiglioni, i riferimenti per il settore di interesse, ma da un certo momento in poi “la giostra” ha cominciato a girare, tra giornate nazionali e meetings B2B. Anche a livello di incontri e visite internazionali l’evento ha avuto certamente un’eco importante.
Tutto bene allora? Possiamo dire che avevano ragione gli Expottimisti? Da questo punto di vista direi proprio di sì, missione compiuta e complimenti a tutti, dobbiamo assolutamente essere orgogliosi di un evento organizzato bene in Italia a dispetto di tutti i problemi (innegabili) della vigilia.
Però. Non mi è passato in tutti questi mesi un retrogusto di occasione (almeno in parte) sprecata. Ma qui di certo la colpa non è di chi ha egregiamente salvato la baracca. L’impostazione “nazionalistica” ha sicuramente limitato il potenziale internazionale della manifestazione, pur con tutto lo spazio guadagnato dalla visita di questo o quel capo di Stato. La parte convegnistica, compresi gli esiti della “Carta di Milano”, non è stata entusiasmante, mentre poteva essere un palcoscenico eccezionale per discutere di alimentazione e sviluppo sostenibile con esperti di tutto il mondo. Forse si poteva pubblicizzare di più all’inizio la manifestazione, ma negare che l’Expo sia stato in questi mesi un successo mi pare impresa irrazionale ed irragionevole.
Restano però aperte alcune questioni fondamentali per un giudizio complessivo, ovvero i conti finali della società Expo ed il destino dei terreni e delle strutture realizzate. Che non sono questioni di lana caprina. Ci sarà sicuramente tempo e modo per affrontare anche questi capitoli.
Almeno oggi però, anche se non siete stati Expottimisti, potreste essere Exporgogliosi.
Personalmente che Expo finisca dispiace, lasciando quel retrogusto malinconico quando le cose riuscite bene si chiudono. E per questo è giusto chiudere i battenti.