Largo ai vecchiMa La Malfa è diventato comunista?

Quando i cronisti politici romani videro Giorgio La Malfa seduto tra le prime file del teatro Quirino, dove si fondava Sinistra Italiana, benchè ne avessero viste, nella loro vita, di tutti i color...

Quando i cronisti politici romani videro Giorgio La Malfa seduto tra le prime file del teatro Quirino, dove si fondava Sinistra Italiana, benchè ne avessero viste, nella loro vita, di tutti i colori, rimasero increduli. Ma i giornalisti hanno il compito di scrivere, e non quello di leggere, perchè se avessero letto gli articoli che La Malfa da più di un anno scriveva sul Mattino avrebbero visto , dapprima quasi casualmente, poi in modo costante, nell’ambito delle critiche forti alla politica economica di Renzi, coincidere sempre più la posizione dell’ex viceministro Fassina e dell’onorevole La Torre con quella dell’economista, oggi si dichiara tale, Giorgio La Malfa: una critica serrata alla politica di Renzi, al suo Jobs Act, alle riforme spesso solo promesse e, soprattutto, ad una politica economica di non sviluppo che porterà, secondo l’OCSE, anche nel futuro, il PIL italiano ad essere inferiore a quello medio degli stati europei. La Malfa non ha aderito formalmente alla Sinistra Italiana ma i continui riferimenti a Keynes, di cui La Malfa è uno studioso e ha appena scritto un libro per Feltrinelli danno, piaccia o no, un contenuto di sinistra liberale al movimento di Fassina.

Nel secolo scorso, dice La Malfa, tutti i liberali, sia quelli moderati che quelli progressisti stavano da una parte e tutti i socialisti, sia quelli democratici che quelli sovietici stavano dall’altra e concettualmente si contrapponevano. Oggi non è più così, la sinistra liberale e keynesiana può occupare, sulle rovine del socialismo, le posizioni di sinistra politica che le spettano.

Tutto questo cambia molto all’iniziativa di Fassina e La Torre che vengono a dare alla Sinistra Italiana un contenuto politico finalmente ben identificato culturalmente soprattutto dal punto di vista dell’economia.

D’Alema e Bersani, che sono rimasti nel PD, sono scavalcati a sinistra addirittura da La Malfa. Questa operazione, a differenza di altre uscite dal PD estemporanee e pubblicitarie, rischia di mettere in seria difficoltà Renzi. Dare una specifica identità politica alla Sinistra Italiana e sottrarre al PD quel tanto di voti che lo potrebbero vedere perdente nel ballotaggio finale con i grillini secondo il nuovo sistema elettorale detto dell’”Italicum”. Renzi può cambiare, come pare abbia riservatamente dichiarato, il sistema elettorale dando il premo alle coalizioni, ma in quel caso non può che coalizzarsi a sinistra.

Per ora il Premier, a breve scadenza, sembra non avere problemi per il rinnovo delle amministrazioni nelle grandi città del nord, Milano, Torino, Bologna. Napoli è un mistero per chiunque ma a Roma il PD è fragile come una canna al vento, e parliamo della capitale d’Italia. A questo proposito, se potessi dare consigli, ma non sono assolutamente nella condizione, consiglierei a Marchini, prima di scegliere dove collocarsi, di leggere il piccolo libro di La Malfa su Keynes e poi fare una chiacchierata con l’autore.

La politica italiana, come si vede, è in movimento, ma noi siamo vecchi e sappiamo che l’Italia assomiglia di più all’Argentina che all’Inghilterra. Ed è possibile che la dialettica politica, invece di collocarsi tra keynesiani e seguaci di Hayek, si collochi appunto tra peronisti di sinistra e peronisti di destra, come accade all’estremo del mondo e le teorie di politica economica siano sotterrate dagli slogan per cui “i ricchi devono piangere” o, si è sentito anche questo, “il denaro è lo sterco del diavolo”.

La “Cara Italia, amate sponde” rimane sempre un po’, per prudenza o incapacità nell’avanspettacolo senza mai scendere nello spettacolo vero e proprio, come diceva il compianto Mike Bongiorno ad una concorrente ornitologa di Lascia o Raddoppia “Cara signora, lei mi è caduta proprio sull’uccello!”.