Parlare con i limoniIl mito di Putin

Vladimir Vladimirovic Putin guida il suo immenso Paese dal 1999. Presidente fino al 2008, poi primo ministro (ma con poteri rafforzati) dal 2008 al 2012 e poi di nuovo Presidente. Inossidabile. Ogn...

Vladimir Vladimirovic Putin guida il suo immenso Paese dal 1999. Presidente fino al 2008, poi primo ministro (ma con poteri rafforzati) dal 2008 al 2012 e poi di nuovo Presidente. Inossidabile. Ogni volta riconfermato con maggioranze bulgare in elezioni che, non hanno mai convinto fino in fondo sulla loro democraticità. Politicamente spietato, ha saputo sopravvivere agli scossoni del potere e agli intrighi che non mancano in nessun palazzo, neppure al Kremlino di Mosca. È accusato (non in tribunale, ovviamente) di vari scandali, corruzione, favori alle oligarchie post-sovietiche e anche crimini più gravi: violazioni dei diritti umani, di volersi annettere nuovi territori, di restrizione delle libertà fondamentali, omicidi di giornalisti scomodi e oppositori politici.

Non si resta in sella così tanti anni senza una buona propaganda, uno storytelling efficace come si usa dire oggi. E Vladimir Vladimirovic Putin si è presentato alla Russia e al mondo come il difensore della tradizione e dell’identità nazionale. E una Russia forgiata intorno ai valori di un tempo è una Russia pronta a rivendicare ambizioni da superpotenza come nel passato sovietico, abbastanza vicino per essere ricordato dai viventi e abbastanza lontano per essere distorto solo in positivo dalla nostalgia. Vladimir Vladimirovic Putin frequenta regolarmente la Chiesa Ortodossa e, come Andreotti, si ricorda di parlare anche col prete e non solo con Dio: i vari patriarchi ricambiano l’affetto con dichiarazioni di stima e sostegno politico. Vladimir Vladimirovic Putin non permette la trasgressione: nel suo Paese le Pussy Riot vanno in carcere e il Gay Pride non è autorizzato. Gli omosessuali devono starsene a casa loro ché sennò turbano i bambini. Fuori di casa rischiano pestaggi e soprusi, tollerati dalle autorità.

La confusa Europa di questi tempi s’interroga e si chiede come reagire alla sfida terroristica. Sfida militare ma anche e soprattutto culturale. E c’è chi reagisce ribadendo il piacere della libertà, l’amore per la possibilità di scegliere, il divertimento, la gioia di vivere. E chi invece guarda a Vladimir Vladimirovic Putin. Il mito dell’uomo forte non muore mai e chi sa incarnarlo meglio di lui? Ed ecco allora che ai margini di Internet, in quelle sacche della società spaventate dalle trasformazioni e dalla modernità che faticosamente avanza, ecco che qui Putin diventa la guida sicura cui affidarsi, il Presidente che loro vorrebbero anche al timone dell’Italia e dell’Occidente.

L’uomo che non permette le trasgressioni, l’uomo che vieta i Pride e caccia gay e trans dentro casa, l’uomo che rilancia la civiltà sui valori e sulle tradizioni. L’uomo forte che difende e ama la sua Patria e reagisce quando viene attaccata. Un mito che assume, volendo, anche contorni erotici: già Erich Fromm suggeriva di guardare alle pulsioni sadomasochiste represse per giustificare i desideri autoritari di una popolazione. La sottimissione a un padrone diventa ideologia politica o viceversa il desiderio di sottomettere e umiliare a sua volta qualcun altro (magari la categoria scelta come capro espiatorio) si sfoga potendo agire con la protezione di un potente.

Il Putin ammirato e coccolato dai vari gruppi Facebook è un Putin ideale, un uomo senza contraddizioni. Come ogni mito di Internet, il mito di Putin si nutre di bufale e invenzioni: Putin non consente di costruire moschee sul suo territorio e ai musulmani dice o rispettate i valori o altrimenti a casa. Mica come Renzie che scaccia gli italiani per gli immigrati. Putin è veramente virile, Putin con uno sguardo ti fa cagare sotto, Putin non ruba, Putin non è un delinquente, Putin si muove solo per amore del suo popolo, Putin non lascia i marò in India anzi intima all’India di restituirli all’Italia e pure in fretta, Putin va in Siria per difendere la legittimità di Assad e non per proteggere qualche interesse come gli occidentali cattivi. Putin fa veramente la guerra al terrorismo. Putin non è lo zerbino di Bruxelles o dei tecnocrati. Putin non rilascia scie chimiche. Putin come Bad Spencer o Chuck Norris non perdona e presto punirà Erdogan che ha osato sfidarlo, anzi sfidarLo con le maiuscole come si conviene ad un grande leader. Ovviamente nulla di tutto ciò è vero o è vero solo in parte. Ma quando si costruisce una leggenda, la verità è un trascurabile dettaglio. Putin serve a colmare un vuoto, serve a dare risposte e modelli.

I fan di Putin ignorano le accuse e le contraddizioni del suo leader. Fanno spallucce e sostengono siano tutte invenzioni dei corrotti media occidentali. “Putin è eletto dal popolo con il 74 per cento dei voti, Renzi e Mattarella non li ha votati nessuno.” Amen. Discorso chiuso.

Il mito di Putin è trasversale: piace a certa estrema destra che vede in lui il Mussolini dei giorni nostri, piace a certa estrema sinistra perché si contrappone a NATO e Occidente. Piace ai cattolici tradizionalisti che mal sopportano le aperture di Papa Francesco. Piace ai moderati di Famiglia Cristiana che gli riservano sempre uno sguardo benevolo nelle analisi geopolitiche di Fulvio Scaglione, molto popolari sui social. Piace ai leghisti e piace ai neoborbonici. Putin è come il nero: va bene su tutto.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club