Nel suo bilancio del 2015 venerdì scorso a Palazzo Vecchio, il sindaco di Firenze con delega alla Cultura Dario Nardella, ha risposto (un mese dopo) alla nostra preoccupazione riguardo alla concessione di Piazza della Signoria all’arte di Jeff Koons come fosse la succursale di un museo.
Da allora la mostra di Jeff Koons agli Uffizi si è conclusa regolarmente, tutte le opere sono state rispedite tranne la statua esposta in Piazza della Signoria, una riproduzione dorata di Pluto e Proserpina del Bernini rimasta a Firenze e spostata in un deposito “blindato”, ci informa Nardella, in attesa di una nuova collocazione nel centro di Firenze.
L’importanza del caso Koons per Nardella è ormai evidente.
Poiché la statua è stata prestata per una durata indeterminata alla città di Firenze, annuncia pubblicamente Nardella, Jeff Koons potrà scegliere fra cinque location “segrete” il posto a lui più confacente. Ma, dopo Piazza della Signoria, viene spontaneo chiedersi quale altra vetrina potrebbe accontentare l’artista americano. Forse il cucuzzolo della cupola del Brunelleschi?
Chissà. Intanto una commissione di esperti tra cui Tommaso Sacchi (il capo della Segreteria Cultura del Comune di Firenze) si occuperà di gestire la burocrazia e condurre trattative per conto di Jeff Koons con le sovrintendenze.
E se qualcuno pensava che la concessione a Jeff Koons di piazza della Signoria fosse eccezionale, Nardella annuncia che un altro artista, il Belga Jan Fabre, reduce da poco di un grande successo pubblico al RomaEuropa Festival, avrà l’onore di esporre anche lui sulla stessa piazza a marzo.
Nella foga dell’allettante programma culturale 2016 di Firenze, Nardella si autoconferisce anche il merito della mostra di Ai Weiwei prevista per settembre 2016 a Palazzo Strozzi, ma questa non dovrebbe sconfinare i muri del museo.
Con Koons o Fabre introdotti nel disegno storico della città culla del Rinascimento, Nardella pretende di modernizzare Firenze. Magari fosse così semplice. L’impresa, come ai tempi di Haussmann (modestamente evocato venerdì da Nardella), richiede una visione politica e culturale tale da trascendere le complessità di un tessuto urbano storico e tutelato. Altra impresa poi è varare il progetto democraticamente, e non a porte chiuse e senza progetto.
Ci rallegriamo che Firenze accolga degli artisti internazionali. Resta però il dubbio che il modo di procedere di Nardella e della sua amministrazione nella gestione (o management?) di Piazza della Signoria sia pienamente in regola.
Di Raja El Fani