Adesso si paventano scioglimenti per infiltrazioni mafiose, almeno per quanto riguarda la circoscrizione sei del comune di Catania.
Quello che accade prima di ogni altra considerazione è che diversi mesi fa arriva una lettera anonima alla commissione regionale antimafia che segnala 8 eletti al comune di Catania per presunti rapporti con Cosa Nostra. Parentele pesanti, patronati e valanghe di preferenze. La commissione antimafia presieduta dall’on. Nello Musumeci inizia ad indagare e trova “riscontro” per tre degli otto nomi. Due consiglieri comunali e un presidente di circoscrizione. Gli atti vengono inviati alla commissione nazionale antimafia. Sui nomi in questi mesi si è fatto un gran parlare, specie negli ambienti giornalistici e politici, anche se molti sapevano chi erano i sospettati. Si, perché i sospettati non erano al di sopra di ogni ragionevole sospetto.
Si tratta di persone con un chiaro rapporto parentale che chi li ha inseriti nelle liste per le elezioni comunali non poteva non sapere. Dal PDL al Megafono. Ieri sono usciti i nomi degli 8, come riporta Meridionews, ma la cosa che mi sconvolge non sono i nomi, non sono i rapporti, è che ancora una volta la politica pensa di autoassolversi denunciando se stessa in maniera morbida e postuma. Chi doveva controllare quelle liste? I partiti che ruolo hanno avuto? E’ vero non è vero che ad ogni elezione c’è il mercato per acquisire il potentato del quartiere che magari gestisce uno o più patronati nella migliore delle ipotesi?
I nomi li lascio ai giornali che se ne sono occupati. Mi chiedo solo se oltre a condannare mediaticamente i consiglieri in questione non si debbano condannare anche quei partiti che li hanno cercati, li hanno pregati e li hanno candidati.