La Basilicata è l’unica regione dove si è raggiunto il quorum nel referendum di domenica, il cui quesito complesso ha indotto la maggior parte dei cittadini a non andare a votare (quorum ego).
Anche in Puglia, dove il presidente della regione Michele Emiliano si è dato un gran da fare, il quorum non è stato raggiunto. Segno che tematiche complesse come il rinnovo delle concessioni petrolifere devono essere risolte dalla politica e non rimandate al cittadino, il quale delega le questioni a politici che si rivelano spesso dei quaraquaqua (Sciascia, cit.).
C’è da sottolineare come le Regioni siano spesso gestite con logiche di potere e di consenso che eludono la fornitura corretta e di qualità dei servizi essenziali, come la sanità. Aveva certamente ragione Giovanni Malagodi quando deprecava la nascita delle Regioni, che si sono rivelate un covo di malaffare, corruzione, sprechi e affossamento delle finanze pubbliche.
Cosa fa la Basilicata con le royalties pagate dall’ENI come diritto di estrazione?
La Regione Basilicata incassa di diritti/royalties annuali per circa 40 milioni di euro. Avrebbe senso creare un fondo sovrano regionale come ha ben fatto l’Alaska, visto che le risorse energetiche prima o poi si esauriranno.
Sul bilancio di qualche anno fa della Basilicata si possono trovare interessanti informazioni, che danno un’idea di come vengono spesi i soldi pubblici.
Ecco tre esempi di spesa senza senso:
– Art. 17 – Contributo ai maestri di sci, quantificato in 20.000 €; Come è noto in Basilicata si scia tutto l’anno e nascono campioni nazionali, come Gustavo Thoni, Piero Gros e il compianto Leonardo David.
– Art. 45 – Contributo ai Comuni per la gestione dei canili, quantificato in 600.000 €;
– Art. 48 – Processo completamento sisma ’80. “Al fine di sostenere il processo di completamento delle ricostruzione post sisma ’80, la Regione Basilicata si impegna a contratte un mutuo decennale da destinare ai comuni per far fronte alle esidenze di cui all’art. 3 dela legge n. 32/1992”.
A 36 anni dal terremoto in Irpinia, peraltro, siamo ancora a finanziare la ricostruzione! Rob de matt.
Nei Paesi seri si investono le risorse – per definizione scarse e in via di progressivo esaurimento – derivanti dall’estrazione del petrolio in attività di lungo termine. In Italia si finanziano a pioggia progetti obsoleti o ricostruzioni a 30 anni dal terremoto. Serve altro?