Oggi commento una buona notizia; la presentazione della Social Impact Agenda per l’Italia tenutasi questa settimana a Roma alla presenza del direttore di Federcasse Sergio Gatti. La Social Impact Agenda è il network italiano degli investimenti a impatto sociale; una piattaforma nata per dare risposta alle sfide del nuovo millennio, innanzitutto a quelle poste dalla globalizzazione dell’economia e dalla revisione del modello di welfare affermatosi nel XX secolo. Una risposta diversa però da quelle mainstream, perché nata sotto diversi auspici.
La crisi globale ha insegnato molto, lo strapotere della turbo finanza ha, paradossalmente, dimostrato i suoi enormi limiti se si vuol concepire uno sviluppo vero, sostenibile, inclusivo, ergo sociale.
La crisi globale ha insegnato molto, lo strapotere della turbo finanza ha, paradossalmente, dimostrato i suoi enormi limiti se si vuol concepire uno sviluppo vero, sostenibile, inclusivo, ergo sociale. Illuminante, in tal senso, quanto scritto da Luca de Biase sul suo blog: “Difficile immaginare un periodo storico nel quale è più importante parlare in Italia di investimenti a impatto sociale” –scrive- e del resto il quarto di produzione industriale evaporata dal 2008 a oggi è un fatto inoppugnabile, come innegabili sono le opportunità offerte dalla tecnologia per trovare soluzioni innovative a problemi sociali. Grandi possibilità –nota de Biase- hanno in particolare quei modelli che prevedono il coinvolgimento attivo delle persone destinatarie dei progetti stessi. Ci troviamo, insomma, in una “congiuntura nella quale il rendimento del capitale è basso e dunque adatto al capitale paziente”. Morale: ci vuole un ecosistema “sensibile”.
Le BCC, che non hanno mai perseguito la logica del profitto fine a se stesso, lo sanno bene. I risultati duraturi non si improvvisano, perché devono avere le radici profonde, e queste non si formano in un click
Se l’espressione capitale paziente è musica per le orecchie di un uomo, come me, nato e cresciuto professionalmente in una BCC, dovrebbe essere anche un richiamo forte per chiunque ritenga che i meccanismi della macrofinanza, quella capace di polverizzare in frazioni di secondo miliardi di dollari, facciano grippare l’economia reale e servano a tutt’altri scopi. Serve capitale paziente per un’autentica impresa innovativa sociale. Le BCC, che non hanno mai perseguito la logica del profitto fine a se stesso, lo sanno bene. I risultati duraturi non si improvvisano, perché devono avere le radici profonde, e queste non si formano in un click. Mi ha messo di buonumore vedere la copertina di un mensile economico, L’Impresa, titolare su questa lunghezza d’onda: “Non solo profitto” – Il nuovo credo dei Millenials e delle aziende più smart. Chissà che veramente la Social Impact Agenda diventi l’agenda dei millenials.