Aleppo scrive una lettera al mondo. Aleppo est, la “ribelle” sotto assedio da più di novanta giorni, nuovamente abbandonata alle “bombe” di Putin e alla vendetta di Bashar Al Assad. Stremata, senza viveri, resiste e chiede attenzione, rispetto, aiuto. Affida le sue speranze a un video. Portavoce della città un gruppo di cittadini. Parla per tutti un chirurgo molto amato, il dottor Hamza Al Kateab, uno degli ultimi medici rimasti. Ascoltiamolo:
https://www.facebook.com/talentosprecato/videos/570851223122481/
Quella che segue è una traduzione sommaria e incompleta della lettera:
“Questo è il 91° giorno di assedio di Aleppo. Secondo le statistiche del consiglio comunale, 271.536 persone sono intrappolate nella città.
Solo negli ultimi 23 giorni sono stati documentati più di 2300 attacchi di vario genere: raid aerei, barili esplosivi, proiettili di artiglieria, bombe a grappolo, bombe caricate con gas clorina.
Sono stati colpiti 8 ospedali e centri medici, di cui 4 solo durante l’ultima settimana. Oltre a 6 scuole, due panifici, il centro della difesa civile (elmetti bianchi).
Sia l’aviazione russa che l’aviazione del regime siriano hanno deliberatamente preso di mira infrastrutture civili per annientare la volontà del popolo, la gente non ha più alcun accesso ai servizi medici, i civili hanno paura di andare nei centri medici perché hanno paura che vengano bombardati.
Sono passati quasi sei anni e ci chiediamo: che cosa fa il mondo…?
Più di 500000 civili sono morti, di quanti altri ospedali e scuole distrutti c’è bisogno prima che sia fatto qualcosa contro i crimini di guerra in Siria?
Siamo nel 2016 e 271.536 persone sono intrappolate all’interno della città, esposte al rischio costante della morte e della fame.
La comunità internazionale deve assumersi le sue responsabilità
nei confronti di quello che sta succedendo in Siria. Non può star ferma davanti all’uccisione di 500.000 civili e a 271.536 intrappolati ad Aleppo. Ci chiediamo per quale motivo esista un ente chiamato le Nazioni Unite e una legge che difende i diritti umani…
Quello che sta accadendo coinvolge tutti
Si può ancora fare qualcosa, ora.
Chiediamo di bloccare le forze di Assad e le forze aeree russe che ci uccidono, o per lo meno di esercitare più pressioni diplomatiche per costringere il regime e i suoi alleati a fermare il bombardamento di Aleppo.
Chiediamo un corridoio umanitario che consenta la libera circolazione dei prodotti alimentari, di carburante, medicine e tutti i beni utilizzati nelle infrastrutture civili necessarie ad Aleppo Est. Poi piante, acqua, elettricità, scuole, ospedali, squadre della protezione civile…
Le fazioni armate rivoluzionarie consentiranno il passaggio degli aiuti che siano di sollievo per la città, quei corridori negati…
Esortiamo il mondo e l’Occidente ad aiutarci, la comunità internazionale ad assumersi la responsabilità per le future conseguenze dell’assedio di Aleppo…
Speriamo che ascoltino le nostre voci e salvino Aleppo”.