Rieccoli. Dopo quella sul terremoto, ecco che Charlie Hebdo tira fuori la sua vignetta anche sui morti di Rigopiano.
Faceva schifo quella e fa schifo questa.
Allora, alcune anime belle – quelle che la-libertà-di-satira tattaratà – provarono ad articolare una pencolante spiegazione che sapeva di giustificazione non richiesta: l’accostamento pizza-sangue-terremoto-morti metteva il dito nella piaga dell’inefficienza italiana (morite di terremoto perché siete i soliti mandolinari). Irridenti, corrosivi intellettuali!
Stavolta, oltre a non esserci profondità, non c’è neanche una parvenza di sberleffo in questa morte che si lancia giù a rotta di collo in una discesa innevata e dice che, sì finalmente, la neve è arrivata. Cosa volevate dirci, oh libertari philosophes? Che gli alberghi non si devono fare lì e abbasso il divertimentificio? Mi sa che volevate solo avere un po’ di attenzione. Questo è un obiettivo legittimo, ma è una motivazione che non c’entra nulla con la libertà di satira.
C’è stato un tempo, quello successivo all’attentato di al-Qaeda in cui morirono i giornalisti di Charlie Hebdo, in cui le anime belle di cui sopra si esibirono a colpi di je suis di qua e je suis di là. Provai orrore per quei morti, ma non pensai mai (mai) che Charlie Hebdo incarnasse i valori occidentali. Semmai un loro esercizio parodistico, una specie di Wild West Show che non fa un bel servizio al vero Buffalo Bill di cui c’è ancora bisogno.
Non ero Charlie Hebdo allora, figuriamoci adesso.