Banchiere di provinciaLavorare nella cooperazione dà più soddisfazione

«La storia della cooperazione italiana si sposa con la storia del paese». E come non essere d’accordo con le parole pronunciate il 7 febbraio scorso da Maurizio Gardini, presidente di Confcooperati...

«La storia della cooperazione italiana si sposa con la storia del paese». E come non essere d’accordo con le parole pronunciate il 7 febbraio scorso da Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, durante i festeggiamenti dei 130 anni delle cooperative in Italia? E Gardini prosegue spiegando il perché di questa affermazione: «Promuovere le potenzialità di un territorio, senza delocalizzare, garantire un pluralismo imprenditoriale con pari opportunità per donne e giovani, è la funzione sociale, prima che economica, svolta dalla cooperazione. Ruolo che le viene riconosciuto dall’articolo 45 della Costituzione»

«Promuovere le potenzialità di un territorio, senza delocalizzare, garantire un pluralismo imprenditoriale con pari opportunità per donne e giovani, è la funzione sociale, prima che economica, svolta dalla cooperazione. Ruolo che le viene riconosciuto dall’articolo 45 della Costituzione» Maurizio Gardini

Ruolo che le cooperative rivendicano con i fatti, dal momento che, oggi, la cooperazione italiana rappresenta l’8% del Pil e le sue imprese danno lavoro a un milione e 350 mila persone. E allora? E allora lascio parlare ancora Gardini, in un pensiero che è musica per le mie orecchie: «C’è bisogno di più cooperazione non solo in Italia, ma anche e soprattutto in Europa, che oggi “festeggia” il 25° anniversario da Maastricht -ha proseguito Gardini-. Il pensiero europeo di impresa a taglia unica non funziona. Dire no al pluralismo d’impresa significa dire no a un mercato più umano, più a misura di territorio e di persona». E qui potrei tranquillamente terminare questo mio post, sottoscrivendo in toto tutto quanto ho virgolettato.

Ma voglio andare oltre, per mettere un po’ di puntini sulle “i”, raccontando dello scorso fine settimana, quando la mia Bcc ha portato tutti i dipendenti a Firenze, nessuno escluso per una convention (mi è chiaro che per realtà con un più alto numero di collaboratori sarebbe più complicato). In quei due giorni, tra momenti goliardici e incontri aziendali, abbiamo parlato molto e sviscerato nel profondo le tematiche del nostro mondo lavorativo e delle ‘rivoluzioni’ in atto nel sistema creditizio, tanto che il tema della nostra convention è stato ‘Evolution’.

…in questa due giorni a Firenze: So che non abbiamo parlato di dividendi ( tema in agenda delle banche grandi). So che non abbiamo parlato di ricapitalizzazioni ( tema all’odg di ben più di una banche). So che non abbiamo parlato di subordinati ( tema quotidiano nella cronaca di molti Istituti). So che non abbiamo parlato di Bail in…

Abbiamo cercato di capire chi siamo (oggi) e cosa saremo domani (all’interno del neo nato Gruppo Iccrea). Per riassumervi il tutto, citerò il sommo Montale, che scriveva: «Io so cosa non sono e so cosa non voglio».

E anch’io, nel mio piccolo, so bene cosa non sono e cosa non voglio. Perché in questa due giorni a Firenze: so che non abbiamo parlato di dividendi ( tema in agenda delle banche grandi). So che non abbiamo parlato di ricapitalizzazioni ( tema all’odg di ben più di una banche). So che non abbiamo parlato di subordinati ( tema quotidiano nella cronaca di molti Istituti). So che non abbiamo parlato di Bail in

Ma erano anche sguardi di chi ha capito, con chiarezza, cosa ci distingue dagli altri; cosa marca fortemente il confine tra il nostro agire di banche di credito cooperativo e quello delle altre banche.

Insomma, so cosa non siamo. E nelle facce di tutti i miei colleghi ho visto che lo sanno anche loro, ma soprattutto ho visto lo stupore dipinto sulle facce di due nuove ‘new entry’ che arrivano da realtà non cooperative. Certo, i loro erano sguardi di chi ha capito che ormai il mondo bancario non è più quello cantato da Venditti, cioè quel punto di arrivo lavorativo auspicato da più generazioni di mamme per i propri figli. Ma erano anche sguardi di chi ha capito, con chiarezza, cosa ci distingue dagli altri; cosa marca fortemente il confine tra il nostro agire di banche di credito cooperativo e quello delle altre banche.

Insomma, rileggo Montale e, con rispetto, mi dico: noi sappiamo cosa siamo!

… già, perché lavorare nella cooperazione, dà più soddisfazione.

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