Due o tre cose che so del mondoI dazi di Trump, il ruggito chioccio di Gentiloni

Se io fossi il titolista del "Corriere" un titolo come quello odierno «L'Italia contro i dazi di Trump» non l'avrei fatto mai, perché sarebbe come scrivere «Muhammad Alì contro il campione del mond...

Se io fossi il titolista del “Corriere” un titolo come quello odierno «L’Italia contro i dazi di Trump» non l’avrei fatto mai, perché sarebbe come scrivere «Muhammad Alì contro il campione del mondo dei pesi mosca», si cade nel ridicolo ed il “Corriere” non è un giornale satirico, quantomeno non lo è nelle intenzioni.

Se poi leggi il sottotitolo, il dubbio dell’umorismo involontario si fa ancora più pressante: «Gli Usa pronti a penalizzare i prodotti stranieri. Gentiloni: È un errore”». Le pulci hanno la tosse.

ll Presidente americano si appresta ad introdurre dazi al 100% su circa 90 prodotti europei: dalla Vespa al Roquefort, all’acqua Perrier. All’Harley Davidson temono la ritorsione, ma – perdonatemi la parzialità da biemmevuista – dovrebbero preoccuparsi forse maggiormente di essere diventati i produttori della motocicletta per i borghesotti, l’esatto contrario di quello che dovrebbe essere la motocicletta: la cavalcatura di spiriti liberi.

Gli allevatori Usa che impiegano gli ormoni sono convinti che sia giunto il tempo della riscossa: la Commissione europea bloccò l’esportazione della loro carne? Allora ora si becchi i dazi sui suoi prodotti di punta, senza fare tante storie.

Dicono che gli USA non potranno imporli su tutto, ma solo su importazioni fino al valore di 116,8 milioni di dollari, corrispondenti al danno ad oggi subito con il bando delle carni stellestrisce. Ma gli Stati Uniti sono un Paese sovrano con una capacità bellica incomparabilmente superiore a tutti gli altri, Russia inclusa. E allora? Andrà Gentiloni a fare la voce grossa se i 116,8 milioni verranno superati?

L’Europa minaccia che troverà altri partner commerciali. Ma non esiste al mondo un Paese che non necessiti degli Stati Uniti e che sia disposto a guastare i rapporti con loro per, chessò, importare 1.000 Vespe. Piaccia o non piaccia Donald Trump ha reso l’America ancora grande.

«Make America Great Again» ha scritto Donald sui cappellini della campagna elettorale. Ed ora lo sa scrivendo sui libri di storia.

Quest’uomo è circondato da consiglieri economici di primo livello, e sa esattamente verso quale obiettivo tendere. Noi europei, ed in particolare noi italiani, non abbiamo né l’una cosa né l’altra.

Colaninno, presidente di Piaggio, non si capacita: «Ma perché se la prendono con la Vespa, che cosa c’entra con la carne bovina?». Perché Trump è il Presidente della più grande Nazione della Terra e noi, noi piccoli italiani che non abbiamo ancora capito che l’unica cosa che il mondo ci ha sempre invidiato è la grandezza ideale di Roma, non siamo un cazzo.

Raccontiamoci pure che sono le pale d’altare e le chiese, ma non è vero. Sono il Pantheon e il Colosseo l’invidia dei turisti. Quei marmi gloriosi e grondanti potenza.

Allora o ritroviamo l’orgoglio della nostra storia e facciamo nuovamente stupire il mondo, o saremo sempre a bruciarci le mani con le monete infuocate di tutti i Marchesi del Grillo, di tutti gli stranieri, di tutti i passanti.

Lavoriamo sull’idealità. Nessun partito politico lo sta facendo. A parte Patria italiana, che ho fondato per questo.

A presto.