GloβGiosetta Fioroni e Parise un modello culturale mancato?

È dalla mostra alla galleria Mucciaccia a Roma l’anno scorso che cerco di intervistare Giosetta Fioroni, l’unica donna fra gli artisti della Scuola di Piazza del Popolo, famosa per la sua serie di ...

È dalla mostra alla galleria Mucciaccia a Roma l’anno scorso che cerco di intervistare Giosetta Fioroni, l’unica donna fra gli artisti della Scuola di Piazza del Popolo, famosa per la sua serie di quadri dipinti con una vernice argentata (smalto alluminio). Ma dopo una polmonite l’inverno scorso, l’artista ha chiuso temporaneamente il suo studio a Trastevere inscenando, si direbbe, un po’ la sua morte mentre si prepara una sua retrospettiva a Mosca a settembre con 66 pezzi. Il curatore Piero Mascitti mi ha detto al telefono che Giosetta soffre di “mal di vivere” ma voci maligne sospettano che l’artista si sia fatta da parte per non interferire con un’operazione commerciale di rilancio.

Che peccato non poter interrogare di persona una testimone chiave dell’arte a Roma ai tempi delle rivendicazioni femministe e del connubio Lonzi-Accardi (una critica d’arte, l’altra pittrice). Sono ancora sporadiche le donne artiste negli anni Sessanta-Settanta quando viene istituita la parità, ma le donne entrano ufficialmente nella competizione per il potere. Il femminismo ha il merito di aver chiarito lo stretto legame tra arte e potere, ecco perché va guardato oltre quelle battaglie spesso troppo radicali che sono servite a conquistare diritti per le donne. Un potere che anche nell’arte si guadagna con l’innovazione e il riconoscimento.

Nonostante quel contesto o forse proprio grazie a quel contesto, Giosetta ha fondato la sua poetica sugli affetti, i sentimenti, già considerati prerogativa femminile, scegliendo di dipingerne gli elementi tipici come cuori, case, vestiti, farfalle, cani, fiori, per poi lavorare sul mondo dell’infanzia e delle fiabe. Recentemente, sempre impegnata sul fronte degli affetti, Giosetta ha incaricato Mascitti di costituire la fondazione Parise-Fioroni dopo aver confessato di non essersi ripresa dalla perdita di Goffredo Parise, poeta e saggista morto nel 1986, e suo compagno per oltre vent’anni. Una storia d’amore travagliata che Giosetta vorrebbe oggi rivendicare come humus di una ricerca comune: basterà la fondazione a dimostrarlo? Presto vedremo su quali basi scientifiche sarà possibile congiungere i due archivi a posteriori, intanto possiamo valutare se e in che modo l’amore può essere considerato alla base di una ricerca artistica.

La conquista negli anni Sessanta-Settanta di diritti sociali come la parità fra uomo e donna ha rivoluzionato la sessualità basandola su un gioco di ruoli occasionale e ritrattabile indipendentemente dal genere. Questa nuova consapevolezza però non è stata una conquista sul piano ideale perché non è stata teorizzata, come invece lo fu nella Divina Commedia nel Rinascimento.

Perché quello che hanno sperimentato nell’intimità Parise e Fioroni, come tante coppie d’arte nel contesto libertario degli anni Sessanta, non è diventato un modello culturale? Probabilmente perché con l’inizio del consumismo e l’avvento della cultura Pop, è tramontato il Romanticismo e con questo la possibilità di identificarsi in figure ideali. Da lì ognuno comincia a identificarsi con ciò che consuma, e i prodotti di consumo che variano dalla Coca-Cola a Marylin Monroe s’impongono come veri e propri modelli culturali. L’identificazione si sposta così dall’uomo alla merce con il risultato che l’investimento affettivo non può più convertirsi a cultura.

Nonostante la complessità raggiunta dal desiderio oggi, non possiamo più accedere ad un amore spontaneo perché per amare dobbiamo comprare. È possibile a questo punto che l’individuo recuperi la sua funzione di ideale sociale? Senza queste condizioni, le nozze d’argento con Parise che Giosetta vorrebbe giustamente celebrare, e tanti altri amori di eccezione, non possono rivendicarsi come culturali.

Raja El Fani