Lo si dice sottovoce (per evitare annunci definitivi e azzardati) ma le tre placche geologiche della politica italiana sembrano attrarsi verso un’inaspettata pangea. La triarchia proporzionalista Renzi-Grillo-Berlusconi potrebbe firmare un accordo storico, di larghe convergenze sulla legge elettorale. La quale – una volta per tutte – non sarebbe più figlia di nessuno così da essere scagliata come clava infame contro l’avversario; ma al contrario essa si avvia a diventare la base per regole del gioco legittime e non più contestabili a seconda delle convenienze di parte. Le consultazioni fra PD, pentastellati (oggi) e Forza italia (domani) hanno disegnato un perimetro “certo”, un punto fermo e unitivo di un certo peso. E se mesi fa si fosse scommesso in un patto fra le forze politiche di maggiore consenso del paese, si sarebbe perso la posta e invece la buona notizia è che una legge sul modello tedesco applicato al bicameralismo italiano è nelle prospettive dei principali partiti.
Il punto di partenza è il testo base presentato in commissione Affari costituzionali della Camera, il cosiddetto Rosatellum, un sistema per metà proporzionale e per metà maggioritario. Ma il punto di arrivo è il “Tedescum”, un sistema misto (50% collegi uninominali e 50% circoscrizioni con il proporzionale) che però produce un effetto proporzionale e ha una soglia di sbarramento del 5%. Questo possibile “sistema” di elezione dei parlamentari è figlio inevitabile della sconfitta del referendum del 4 dicembre e non è imputabile solamente al partito democratico ma le responsabilità vanno distribuite equamente. In questo senso si preannuncia una legge proporzionata alla politica di oggi
Sia Grillo che Berlusconi rischiavano di pagare a caro prezzo la loro inerzia ed hanno compiuto un gesto di apertura ad un Pd che pur in difficoltà teneva le carte delle proposte in campo. in queste ore vince anzitutto il buonsenso di mettersi in dialogo e portare a casa un risultato più largo possibile. Un proporzionale italo-tedesco ripristina un legame voti-seggi che in questi anni era andato perduto e, se dovesse passare la norma, stabilisce una soglia di ingresso in parlamento al 5 per cento. Se si esclude FdI della Meloni in crescita, con questo sbarrramento vi sono partiti a rischio come Ap di Alfano o la costellazione alla sinistra del Pd, Articolo 1 Mdp compreso.
Da quel che si legge non si intravede la possibilità di fare di più anche perchè è una sciocchezza parlare aprioristicamente di inciuci. Si tratta,una volta tanto, di scegliere qualcosa e magari perdere per strada qualcos’altro. Ad ogni modo se passa l’accordo tutti ci guadagnano: Renzi così lascia che alla sua sinistra si organizzino e trovare i voti di quel famoso “popolo del centro sinistra” che tanto piace agli ex Pd; Grillo – dal canto suo – proponendo correttivi di governabilità prova a giocarsela senza allearsi dopo, ma è Berlusconi a portare un risultato importante sganciandosi dalla lega di Salvini e rimanere in pista (o a galla dicono alcuni) per un futuro governo di larghe intese. Il tripolarismo italico si è rivelato una zavorra più che un vantaggio ma si dimentica che ciò vale per i palazzi romani e non nel resto d’italia e non costituisce un problema alle elezioni amministrative nelle quali si sa chi vince attraverso il ballottaggio.
Già il ballottagio per i nuovi sindaci. Già, i sindaci da eleggere: qualcuno del trittico proporzionalista ne ha parlato? Poco. E perchè? Probabilmente perchè a tutti – Grillo, Renzi, Berlusconi compreso- andrà bene dire a reti unificate – la “sera” delle elezioni di giugno – di aver vinto anche se si è perso.
Del resto, tutto è proporzionale alle opportunità: le leggi, gli esiti, le vittorie (mie) e le sconfitte (altrui).