Leggere è rockIl Nodo di Seta che lega hacker, banchieri e alta finanza

Una vecchia barzelletta sulla sicurezza informatica dice che ci siano solo due tipi di aziende: quelle che hanno subito un attacco hacker e quelle che non l'hanno subito... ancora. A raccontarla è ...

Una vecchia barzelletta sulla sicurezza informatica dice che ci siano solo due tipi di aziende: quelle che hanno subito un attacco hacker e quelle che non l’hanno subito… ancora. A raccontarla è Evgenij Kasperskij, uno dei più grandi esperti al mondo di quella che chiameremmo “virologia informatica”, nonché fondatore della più grande impresa mondiale del settore, che fattura 700 milioni l’anno e che porta il suo nome. La colpa (o il merito) di questo business così redditizio è della proliferazione del cybercrime. Più hacker esistono, in pratica, più diventerà ricco chi dovrà cercare di proteggerci da loro.

Ma non si tratta solo della salvaguardia dei nostri pc, ormai sono diversi i paesi che considerano il fattore cybersecurity come uno dei terreni su cui combattere le guerre moderne. Oggi il mondo funziona grazie a miliardi di linee di codice, e i crimini informatici sono sempre più difficili da scoprire e da perseguire. Si pensi al recente WannaCry, il virus lanciato da chissà chi che ha infettato i computer di mezzo mondo, o ai presunti attacchi di hacker russi che avrebbero persino deciso le elezioni statunitensi.

Di casi del genere ce ne sono ogni giorno. Nel 2014, ad esempio, diverse banche dell’Europa dell’Est subirono attacchi informatici che colpirono bancomat e conti correnti dei clienti. Gli autori? Una banda di hacker che, una monetina alla volta, senza dare troppo nell’occhio, aveva sottratto nel tempo oltre un miliardo di dollari. La più grande rapina della storia, in pratica. Ma nessuno la ricorda.

Al cospetto di un mondo in cui nel 2020 il numero di dati rubati salirà a 5 miliardi, col suo romanzo d’esordio, Il Nodo di Seta (Teti Editore, pp. 360, euro 16), Marco Forneris regala al lettore uno scorcio della nostra sostanziale “fragilità digitale”.

Il furto informatico, però, non è che lo spunto iniziale del libro (con prefazione proprio di Kasperskij). Dopo essere stato incaricato dal presidente della Allgemeine Bank di Francoforte di scoprire come siano potuti svanire 438 milioni di dollari da conti offshore della banca privata Sutter, infatti, l’investigatore David Faure deve inseguire i pochi e inquietanti indizi a sua disposizione per arrivare a risolvere il caso. E per farlo viene a conoscenza delle regole di un mondo in cui agiscono spregiudicati imprenditori e potenti CEO, hacker quasi invisibili, spie israeliane e alti prelati vaticani, commissari di polizia cantonale, avvocati d’affari ed ex banchieri. Oltre a uno spietato killer dai mille volti.

Le ambientazioni scelte da Forneris, manager impegnato da una vita nel mondo informatico ma pure della finanza, sono svariate: dai Caraibi alle grandi metropoli, fino alle iperdigitalizzate Tallinn e Lugano. Il centro di tutto, però, è Roma, con la Chiesa Cattolica come collante storico della città ma pure come luogo di misteri, crimini e reati finanziari (in parte inventati in parte reali). Un romanzo d’impronta quasi scandinava, che condensa giallo, thriller, spy story e temi economici e sociali. Ma che, purtroppo per noi e per fortuna di Kasperskij, non ci fa sentire per nulla al sicuro.

Daniele Dell’Orco

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter