Alessandro Di Battista, detto Dibba, se ne va dal Parlamento. Non si ricandida alle politiche, ha detto, d’ora in avanti crescerà suo figlio, girerà il mondo e farà lo scrittore. Di fronte alla rivelazione, il mondo si è diviso. Lo hanno cacciato, è tutta una manovra, glielo ha chiesto Davide Casaleggio, è deluso dalla piega degli eventi, ha capito che Montecitorio non fa per lui, non vuole bruciarsi, non vuole fare il vice-Di Maio, ha preso il vitalizio, ha fatto i soldi e tanti altri commenti che vi risparmio.
Sarà difficile pensare ad un M5S senza Di Battista. Di Battista era l’essenza più pura del grillismo, ne era la perfetta incarnazione. Oppositore militante, in Parlamento e nei talk show tuonava contro il governo con una retorica degna del miglior Cicerone. Quousque tandem abutere, Renzie, patientia nostra? e la pazienza ovviamente è quella dei cittadini traditi dalla Casta e da questa classe politica schiava delle lobby.
La voce petulante, i discorsi pieni di punti interrogativi e punti esclamativi, la gestualità di chi si infiamma perché ogni volta quando è in gioco la democrazia. Dibba sembrava soffrire davvero quando gli italiani non lo seguivano in massa o quando i governi non facevano ciò che diceva lui. Col suo sorriso smagliante ci parlava dei vitalizi, delle banche e con quel dito poteva accusare tutti gli altri di non essere come lui. Era da poco entrato alla Camera quando divenne famoso per una sfuriata a Roberto Speranza, allora ancora nel Pd: “Gli italiani non hanno il pane!” Gli si piazzò davanti e tirò fuori il suo dito: “Avete votato con i condannati. Non ti vergogni di fare queste cose?” e il povero Speranza che tentava di contrastarlo, poi costretto a battere in ritirata mentre Di Battista conquistava le telecamere e poi urlava: “Guardategli gli occhi! Guardateli negli occhi! Guardate gli occhi di questa gente!” Di Battista era il preferito da M5S-Parlamento, canale YouTube dove la propaganda pentastellata diffonde i discorsi dei deputati e dei senatori grillini. Non vedremo più quei sobri “DI BATTISTA SPUTTANA TUTTI! LA BOLDRINI NEL PANICO” o “DI BATTISTA FA PIANGERE TUTTI”. Di Battista, con intonazioni teatrali, spiegava a Renzi che lui andava nelle piazze e non nei teatri, senza scorta e senza fischi, e che lui sarebbe andato in Europa a dire “che noi abbiamo bisogno del reddito di cittadinanza”.
Nelle piazze ci è andato davvero. Anche nelle spiagge. Due estati fa, per difendere la Costituzione, ha girato le principali località di mare in moto. Un tour degno di Kerouac, raccontato puntualmente con foto e la folla si accalcava intorno a lui per stringergli la mano e pendere dalle sua labbra. Quando non era in moto, andava alle cene del Movimento e serviva lui in persona una pizza preparata da lui stesso. I supporter si agitavano entusiasti: “Non è come gli altri. È proprio uno di noi”. In fondo, Dibba aveva tutto per piacere: giovane, capelli color del sole, barbetta, aria da bello della classe. Le donne e i gay lo hanno sempre desiderato e lui si è lasciato desiderare. Per via dei trascorsi in Sudamerica conosce lo spagnolo e lo hanno mandato anche a convincere gli italiani del Nuovo Mondo sulle gloriose prospettive aperte dal grillismo.
La sua voglia di piazza, però, ogni tanto lo ha tradito. Capita che ogni tanto fra la gente in piazza si nascondevano ex grillini delusi oppure gente che considera il M5S non tanto diverso dagli altri partiti. I forconi del generale Pappalardo lo hanno cacciato via a fischi e a offese. “Servo di Goldman Sachs” gli hanno urlato. E forse è lì che Dibba ha capito che il suo tempo stava per tramontare.