Dunque, ricapitoliamo:
Novichok e affini non sono una specialità solo russa (o ex sovietica, per essere precisi), visto che dagli anni Novanta sono stati esportati in Occidente. La via tedesca è quella che ora è nota, grazie alle ricerche di Sueddeutsche e Co.
Altre ce ne sono probabilmente state, considerando quanto gli Usa si sono impegnati per smantellare i laboratori in Uzbekistan e che pure a Praga gli agenti chimici sono stati sviluppati. Senza contare che dal 2008 la formula è nota, da quando l’esule russo negli Usa Mirzayanov l’ha pubblicata.
Se quindi mezzo Occidente e la Nato hanno sviluppato Novichok, affini, e relativi antidoti, è evidente che l’accusa di Gb, Usa e Ue che sia stata la Russia a gestire l’operazione Skripal per il fatto che solo Mosca ha avuto la possibilità di farlo non regge. Per nulla. Fake news basate su propaganda sono le dichiarazioni contro Mosca (di Usa, Nato, Ue, Gb).
L’ex agente russo e sua figlia sono vivi e vegeti (spariti nel nulla): hanno ricevuto un antidoto? Se si, sarebbe un altro indizio che anche Port Down ha saputo bene dove andare a parare. C’è la possibilità anche che il fantomatico commando russo agli ordini di Putin ( prima inventato e poi smentito) si sia sbagliato nelle dosi e pur avendo contaminato mezza Salisbury non sia riuscito a eliminare i due target, il che getterebbe una luce di incompetenza sui sicari del Cremlino reclutati per la missione con un micidiale agente chimico.
Alla confusione si aggiunge che le dichiarazioni alla stampa del presidente dell’Opcw sulle quantità utilizzate sono state corrette dalla stessa organizzazione. Imbarazzante. Ma sanno quello che dicono? I russi hanno i loro dubbi, e forse non a torto.
Disinformazione nel caso Skripal ce n’è da tutte le parti. Anche i russi non sono da meno.
Resta però da chiedersi perché mezza Europa ha detto retta a Londra e Washington, prendendo provvedimenti non da poco (espulsioni e sanzioni) sulla base di una balla colossale.