-
L’erosione dei cosiddetti partiti tradizionali di massa è sempre più evidente. Le ragioni delle perdite di Csu e Spd sono diverse, ma il risultato è il medesimo. La Baviera segue sostanzialmente la tendenza a livello nazionale. Se per i conservatori il margine è però ancora ampio e rimangono di gran lunga il primo partito a Monaco, i socialdemocratici sono vicini all’abisso. E sarà difficile uscirne.
-
La Baviera rimane una regione conservatrice. Csu, Freie Wähler, Liberali e AfD mettono insieme il 65% dei voti. Un elettore su tre è rimasto a casa. I Verdi non sono più un partito di sinistra, nemmeno la Spd.
-
Il successo dei Verdi, forti nei centri urbani e approfittatori del tonfo della Spd, è da relativizzare. È dovuto in gran parte al cambiamento sociale che negli ultimi anni ha subito la Baviera, con l’arrivo di “immigrati” da altre regioni della Germania. Monaco, Norimberga, Augusta, Würzburg cambiano perché diventano più aperte. Ma non si tratta di una rivoluzione di sinistra. È più una riuscita operazione di marketing.
-
La Grande Coalizione a Berlino è agli sgoccioli. I capi dei tre partiti sono destinati a una breve sopravvivenza, il crepuscolo è iniziato per tutti. Per Andrea Nahles, sempre più incerta alla guida di una Spd stretta tra chi ancora adesso difende la scelta di essere entrati nella Groko e chi vorrebbe andare subito sui banchi dell’opposizione, costi quel che costi. Horst Seehofer é al capolinea, sia come ministro degli Interni, che come leader della Csu. Angela Merkel devo solo trovare la via d’uscita meno disastrosa, per sé e per la Cdu. Lo spartiacque saranno le regionali in Assia e il congresso a dicembre.
-
L’AfD, penalizzata da dissidi interni bavaresi, si ferma, si fa per dire, poco oltre il 10%, ma si conferma una forza ormai stabile nello spettro politico tedesco, con cui si dovranno fare i conti. Alla lunga i populisti, arrivati in Germania in ritardo rispetto ad altri paesi europei, saranno in qualche modo sdoganati anche qui.