Dire Donna vuol dire danno, e altri luoghi comuni.
Oggi non è la festa della donna, non è una giornata mondiale per festeggiarci e non è un evento da congressi o convegni. E’ solo una giornata come le altre in cui qualche volta arrivi alla sera stanca e hai voglia di sfogarti, ma poi lasci perdere perché tanto il giorno dopo sarà tutto uguale.
Ci sono violenze che finiscono in tribunale, altre in ospedale, altre che ti portano direttamente in un aldilà. Poi ci sono quelle cosiddette violenze minori, come quando ti fanno una battuta spinta e tu sei a disagio e non sai rispondere.
Come quando se confidi ad un amico che tutti ci provano, lui, che a sua volta ci ha provato ti dice: “colpa tua, sei tu che ti poni in un atteggiamento sbagliato, che induce gli uomini a provarci”. Un po’ la stessa situazione di quando ti metti la gonna e ti violentano e ti dicono che te la sei andata a cercare.
Un po’ come quando sei separata e allora gli uomini non ancora separati, ma con la famiglia perfetta pensano di vedere in te carne da macello. Non esistono più nemmeno rose (che tanto non piacciono a nessuno), o inviti a cena, che costano troppo, o almeno un finto corteggiamento. No. Esistono messaggi, non telefonate perché a voce è più difficile dire delle porcherie. Messaggi dove ti dicono dei loro istinti, di dove e come vogliono cedervi e di come tutto dipenda da te e delle tue colpe in caso non lo facessi. E di come soprattutto ti stiano facendo un favore, perché tanto hai quasi 40 anni, sei sola e nessuno ti si prenderebbe comunque.
Un po’ come quelli che fanno finta di affezionarsi, ma poi avevano solo bisogno di un piacere, per il tuo lavoro, per la tua posizione, per il colore della tua pelle. Di quelli che una volta avuta l’informazione si alzano da tavola e se ne vanno, lasciandoti il conto da pagare. Perché fuori li aspetta l’altra della serie delle meschine. Un conto molto salato.
Un po’ come quando hai un buon lavoro e ci sei arrivata con talmente tanti sacrifici che non ricordi nemmeno più quanti. Ma c’è sempre il ‘mezzuomo’ che dice che i tuoi meriti sono di tutt’altra natura. C’è sempre chi ti darà della poco di buono per il semplice fatto che una donna non può avere una buona posizione a meno che non si sia venduta.
Un po’ come quando sei l’unica donna in un gruppo e pensano tu sia la parte debole e per qualsiasi cosa che non va tu sei la colpa, il male. Perché sei sensibile, sei attenta, sai stare al tuo posto. Insomma sei una donna.
Ci sono momenti in cui senti l’esigenza di avere quel padre, quel fratello maggiore, quel migliore amico che arrivi al momento giusto, che ti porti via di li e che a questi “uomini” li guardi come si possono guardare delle pozzanghere di fogna, come a dirgli: tu stai lontano perché sei talmente sporco dentro e fuori, che questa persona non puoi nemmeno permetterti di guardarla negli occhi.
Abbiamo bisogno di questi salvatori, sinceri che lo facciano per noi e per nessun altro. Perché chi ci ha portato a farci sentire brutte, inutili, da roulette, a loro di queste parole non interessa niente. Perché non esiste più una morale. Non per le donne.
Auguro a tutti quelli che hanno trattato e trattano le donne come spazzatura, come fogna dei loro desideri, come specchio di bugie in cui guardarsi per sentisi migliori, che alle loro figlie capitino esattamente “uomini” come loro.
Auguro a tutte le donne che sono state trattate come avanzi di supermercato, di quelli da buttare via, di avere al loro fianco un amico, che le difenda e che ci sia quando non ne possono più. Quando piangono soprattutto, perché la cattiveria delle persone diventa veleno.
Auguro a tutte le donne che sono convinte che la persona con cui stanno, sì, ha tradito in passato, ma adesso con loro è diverso perché loro si sanno cambiare, che abbiano ragione, perché sarebbero l’eccezione che conferma la regola.
Auguro a tutte le donne di riuscire in tutto quello che fanno e quando verranno additate dagli uomini come “amica di ” o “amanti di” di essere dotate un enorme caterpillar e di asfaltarli tutti, uno dopo uno. Perché siamo nel 2018, quasi 2019 e ancora oggi gli uomini hanno paura di noi.