Nel bar di fronte alla banca si sentiva profumo di cornetti e cappuccino, una signora – mezza pazza – ma che sorrideva sempre e aveva i capelli corvini e crespi mi salutava chiamandomi per nome mentre mi porgeva la treccia che intingevo nella tazza.
Mio padre compilava la schedina mentre io dettavo a caso: 1, 2, X. Lazio in casa, sempre 1. Per lo più usciva X.
Una volta facemmo 11.
«Ora quel mondo è finito: Poi, da un giorno all’altro ti ritrovi a cinquant’anni, e l’infanzia o quel che ne resta è in una piccola scatola, che è pure arrugginita». (Il favoloso mondo di Amélie)
Forse è un po’ vero anche con il Totocalcio, quando scopri che il governo ha deciso che non ci si potrà più giocare.