Margini30 giugno 2019 e addendum

Sto ascoltando l' audiolibro Patria 1978-2010 di Enrico Deaglio, letto magnificamente da Jerry Mastrodomenico. Inizia parlando dell'attentato Moro, e dei 45 giorni del sequestro. Poi scandisce, ann...

Sto ascoltando l’ audiolibro Patria 1978-2010 di Enrico Deaglio, letto magnificamente da Jerry Mastrodomenico. Inizia parlando dell’attentato Moro, e dei 45 giorni del sequestro. Poi scandisce, anno per anno, la cronistoria italiana, intercalando il racconto con brani di libri e testi musicali. L’autore non è uno storico professionista, e da giornalista di classe sa rendere vivo e attuale quello che per molti era soltanto una vaga sfumatura. Nel 78 avevo 8 anni e ricordo perfettamente l’annuncio della strage di via Fani, nell’80 la strage di Bologna, come nell’81 l’agonia di Alfredino Rampi, e, l’anno dopo, i Mondiali dell’82… Poi ricordo la morte di Berlinguer, nell’84. Cernobyl, anche, e le stragi di Falcone e Borsellino. E così via.

Leggendo il libro, il ricordo puntuale si inserisce in un quadro, e diventa temporalità narrativa, incrementando di spessore anche la propria memoria. Molto spesso essa è senza data, e anzi sembra accaduta ieri, o in questo momento stesso.

Chissà come sarà cronistoricizzata l’attualità che ci è dato di vivere ora. Per noi ormai maturi, e per i bambini che ora hanno 8 anni. Come e cosa ricorderanno di questo 30 giugno 2019?

Uno dei più affascinanti incipit della letteratura, a mio parere, è quello de La nausea di J-P- Sartre:

«La miglior cosa sarebbe scrivere gli avvenimenti giorno per giorno. Tenere un diario per vederci chiaro. Non lasciar sfuggire le sfumature, i piccoli fatti anche se non sembrano avere alcuna importanza, e soprattutto classificarli. Bisogna dire come io vedo questa tavola, la via, le persone, il mio pacchetto di tabacco, poiché è questo che è cambiato. »

La perdita della memoria è ciò contro cui occorrerebbe resistere, e in tale resistenza prende senso la costituzione di un’identità attraverso la scrittura diaristica dei propri mutamenti, delle e nelle piccole cose. Esattamente. Che poi quelle grandi ci sfuggono, molto spesso mentre le viviamo. O, per meglio dire, non le viviamo neppure. Un giorno nei manuali di storia si dirà, ad esempio: il 30 Giugno del 2019 il presidente degli Stati Uniti Donald Trump varcò il confine della Corea del Nord camminando affianco al dittatore Kim Jong Un, per posare immediatamente dopo a favore di fotografi mentre gli stringeva la mano.

Oppure, come e se, si ricorderà sempre oggi il nome della Capitana Carola, divenuta improvvisamente l’idolo di una sinistra in crisi di identità – o forse di una Repubblica che ha dimenticato, o non ha mai assimilato, l’articolo 10 della sua Costituzione?

«L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.»

Chissà quale sarà il romanzo più famoso di quest’anno, e la canzone che lo ricapitolerà.

Non lo so, nessuno lo sa. Si ricordano molto meglio eventi – rielaborati – di quando si era molto piccoli, in genere soprattutto quelli legati a emozioni forti. Sto dicendo una banalità. Ma appunto la memoria è quello che rimane quando una banalità emerge dallo sfondo e diventa non banale.

Identità. Il romanzo della nostra, della mia, della tua.

Addendum dell’11 luglio

Quando ho scritto questa nota non avevo che letto il 10 % del libro; adesso , addentrandomi lungo il suo snodarsi successivo, ne sto percependo l’importanza sempre maggiore, sino ad arrivare a consigliarne una quasi necessaria lettura ai miei coetanei over-45. I fatti che l’autore descrive, soprattutto relativi al triennio “nero-bianco” 91-93, raramente sono oggetto di studio a scuola, e facilmente sono ignorati. Eppure, almeno per quanto mi riguarda, costituiscono il punto di svolta del passaggio all’età adulta, alla piena consapevolezza esistentiva. Lo snodo della storia dal ’78 al ’92, dalla morte di Moro alla morte di Falcone, scandisce l’orizzonte tra lembi finali: l’ uno pre-caduta-muro, l’altro post-caduta, dischiudendo lo sfondo dell’ultimo periodo della cosiddetto prima repubblica.

E leggere degli albori della Lega, degli attentati del 93 (vero annus horribilis ), dei discorsi della discesa in campo del 94, del giustizialismo postumo a Manipulite da parte del PDS, i suicidi, fa prendere coscienza di cosa vuol dire essere vissuti in un periodo di crisi.

La storicizzazione accademica (non parliamo di quella manualistica) di quegli anni manca ancora, almeno per quanto io ne possa giudicare, eppure sono passati più di 25 anni.

Correndo lungo il litorale della mia città, ascoltavo l’ autolibro, e la storia d’Italia si fondeva con la rammemorazione della vita privata. Questo ha destato tante connessioni, ha dischiuso prospettive nuove, progetti – forse velleitari, ma soggettivamente importanti – nella mobilitazione d’un passato presentificato che mi sta(va) bloccando.