PromemoriaGame over gialloverdi ma non lasciate l’italia senza freni

Nessun italiano - a meno che non sia pazzo o sotto effetto stupefacente - si metterebbe in macchina per le vacanze senza una minima revisione dell'automobile. In quel caso fa la prima cosa da fare ...

Nessun italiano – a meno che non sia pazzo o sotto effetto stupefacente – si metterebbe in macchina per le vacanze senza una minima revisione dell’automobile. In quel caso fa la prima cosa da fare è controllare le pastiglie dei freni, mettersi al riparo e in sicurezza. Metafora perfetta al contrario pensando al governo gialloverde passato alla storia per l’alto tasso di incertezza che ha generato nel paese, mostratosi in tutta la sua palese temerarietà e spregiudicatezza come se l’Italia non fosse la settima economia nel mondo (e la terza in Europa) ma un condominio comunque che si riunisce tra strette di mano e manganellate così come ci ha divertito amaramente Fantozzi in una scena memorabile.

Sì, apprezzabile lo scatto di reni e la prova d’orgoglio (tardiva forse) del premier Giuseppe Conte il quale dopo essersi sciroppato due colloqui con il suo (ex) azionista di maggioranza Matteo Salvini, ha istruito da buon docente di diritto al leader della Lega come ci si comporta con la grammatica istituzionale nei momenti di crisi (il chi,cosa, il quando e il dove le cose accadono). Ciò nonostante, si canta solennemente il De profundis ad un governo che si è sporto troppo in avanti dal balcone trascinandosi nel vuoto dell’incertezza l’intero paese. E che adesso vorrebbe giocare a partita già chiusa, con il gamer over sullo schermo mentre i due player si accusano a vicenda come bambini pestiferi e prepotenti.

La possiamo chiamare bullismo al cubo sulle spalle di una Nazione.

Chi semina vento raccoglie tempesta


Renato Brunetta a Radio Radicale

Del resto, dove ci avrebbe portato l’Italia amministrata a suon di dirette Facebook (e non nelle sedi opportune), quando il Parlamento non ha avuto voce in capitolo votando decine di decisioni dell’esecutivo senza un dibattito degno di nota (inutile parlare di TAV ma ricordiamoci la legge di bilancio fatta alla carlona a dicembre scorso e non discussa neanche in commissione bilancio). dove si vuole andare in Europa senza aver ancora scelto il proprio membro dentro la Commissione UE di Ursula Gertrud von der Leyen? Dove ci ha portato aver speculato cinicamente più sulle paure contro gli immigrati ( terrore non supportato dai numeri) salvo poi non sedersi al tavolo internazionale per trovare soluzioni concrete?

Osservando i due vicepremier solo preoccupati a fare gli influencer dagli schermi dei loro devices – rivelando oltretutto una tristezza infinita ed estetica inarrivabile – e al netto del volatile consenso social-sovranista, la domanda è: alla fine del governo del cambiamento, cosa passa alla storia? Certamente, non si poteva andare avanti con questa inversa proporzionalità tra esigenze e soluzione dei problemi, con questo “spread” tra le questioni e imcompetenza di coloro preposti a governare.

L’Italia è complicata ma lo scarto tra la sostanza dei problemi e la modalità di azione è stato a volte abissale e spiacevole, una distanza la cui cifra emergenziale – altro che migranti – è la fuga dei giovani dal paese, le vere competenze emarginate e sottostimate che emigrano all’estero. Alla lunga – dunque – questo stile del “fare un tanto al chilo” alla fine ha persino sopraffatto i giovani protagonisti di questa stagione politica probabilmente spaventati da loro stessi e da un consenso che, prima in un verso e poi in un altro, è cresciuto smisuratamente e incoscientemente nelle loro mani fino a paralizzarli. Un consenso compulsivo sui cittadini a cui è stato detto che bastava sguaiare e semplificare perchè tutto magicamente si sarebbe risolto e invece non è così. Questi leader insomma non hanno saputo gestire la complessità del potere in quanto privi di prudenza e di quel senso del limite e della verità della realtà necessari per chi governa; e che in politica non pagano nell’immediato ma che trasformano a lungo termine in leader affidabili e responsabili.

Oggi il paese è rimasto a bordo in auto senza conducenti e sopratutto senza freni, abbandonato al suo social destino, alla likecrazia della serie come va va… E se Di Maio è preoccupato del taglio dei parlamentari e se Salvini azzarda alla roulette del successo personale sulla pelle dell’italia ( con un cinismo peraltro che a confronto Renzi è un novizio alle prime armi…) tutto si ferma sono pressoché sospese le decisioni riguardanti le crisi aziendali, la riforma del pubblico impiego e le nuove assunzioni nei settori promessi come scuola, sanità, forze dell’ordine. Hai voglia adesso svegliarsi sull’aumento dell’Iva avendo incrementato la clausola di salvaguardia fino a 23 miliardi di euro nel 2019. Su questo ha ragione Peter Gomez che – sul fatto – raccoglie più di un sospetto per cui “il leader della Lega sotto sotto tifi per un governo tecnico. Un esecutivo che si incarichi di approvare la manovra nanziaria d’autunno, prima di portare il Paese alle elezioni in primavera, senza l’approvazione del taglio del numero dei parlamentari. Un governo di questo tipo permetterebbe a Salvini di fare campagna elettorale contro l’Europa, i traditori e i burocrati

Di tutta questa ritirata delle truppe ci rimane la consapevolezza che non di solo Papeete vive l’Italia ma c’è un paese sobrio, discreto e non bacchettone, che non merita uno spettacolo imbarazzante guidato senza freni ma che continua a mettere piede all’acceleratore dritto dritto verso il burrone. Direi con urgenza che non si deve andare oltre a 1 mojiito al giorno.

La politica beva responsabilmente.

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