Strani giorniCari insegnanti, se firmate appelli contro “gender” e adozioni gay non siete degni di entrare in classe. Ecco perché

Pare che giri un sms in alcuni gruppi di insegnanti, su WhatsApp, proprio in occasione dell'avvio delle attività scolastiche. È un invito ad aderire a una protesta contro Monica Cirinnà, una sorta ...

Pare che giri un sms in alcuni gruppi di insegnanti, su WhatsApp, proprio in occasione dell’avvio delle attività scolastiche. È un invito ad aderire a una protesta contro Monica Cirinnà, una sorta di mail bombing per evitare che diventi ministra delle Pari opportunità. Pare che proprio tra quei gruppi, questa petizione stia riscuotendo diversi consensi. Nel testo dell’accorato appello, si fa menzione a disastri che diverrebbero realtà, se la senatrice andasse al governo: quali l’“utero in affitto”, l’adozione ai gay, il gender nelle scuole e tante altre cose che qualificano, invece, uno stato di diritto. O meglio ancora, una nazione civile. Ovvero: il riconoscimento di tutte le forme di genitorialità (attraverso la Gpa e le adozioni), la lotta al bullismo e agli stereotipi di genere.

Ora, io credo che quello dell’insegnante sia qualcosa di più di un semplice mestiere. È una professione. Ok, poi possiamo discutere sul fatto che in Italia i/le docenti sono pagati come semplici impiegati d’ufficio (con tutto il rispetto, va da sé), ma insegnare non è la stessa cosa di apporre un timbro su una pratica burocratica. Ti dà responsabilità maggiori, perché non maneggi codici o circolari, ma entri in contatto con l’umanità delle persone.

Per questa ragione, non possono esistere insegnanti che credono al “gender nelle scuole”, perché sarebbe la stessa cosa di un medico che crede che i vaccini ti facciano diventare autistico il tuo bambino. O di uno scienziato che si beve la bufala delle scie chimiche. Se invece questi insegnanti esistono, hanno un problema molto grande con la loro preparazione e con ciò che si chiede a un/a docente per esercitare la sua professione: il giusto sguardo critico rispetto alle cose.

Non possono esistere insegnanti che fanno distinzioni tra allievi/e, nelle loro classi, in relazione a come questi sono nati o alle famiglie di appartenenza. Le famiglie arcobaleno sono una realtà viva e presente nel nostro Paese. Se sei contro la Gpa – al punto da firmare appelli contro di essa, non contro la pratica in sé che è altra cosa – stai mandando a dire a quei bambini e a quelle bambine che non dovevano nascere. Se sei contro le adozioni per le persone Lgbt, stai dicendo a quei bambini e a quelle bambine che non dovevano finire nell’aula in cui si trovano.

Non possono esistere insegnanti che rispondono ad appelli che limitano i diritti di minoranze o di altri gruppi sociali. Non possono esistere insegnanti omofobi, così come non dovrebbero esistere insegnanti razzisti, antisemiti, maschilisti e via dicendo. Sempre per quel discorso che, quando entri in classe dopo lo squillo della campana, di fronte a te ci sono occhi, c’è carne e sangue, insieme a sogni, speranze e molta, molta fragilità. E se entri con il pregiudizio, rispetto a tutto questo – un pregiudizio qualsiasi – non puoi fare l’insegnante.

Se ti basta che venga il pifferaio magico di turno a spaventarti o convincerti con teorie inesistenti – per la bufala del “gender” si veda qui – la cui narrazione è ben orchestrata dalle solite frange cattoliche integraliste e di estrema destra, che regolarmente usano i social per creare allarme sociale e per scagliarsi ora contro le persone Lgbt, ora contro i migranti, ora contro le donne, ecc, c’è solo una cosa che si può dire di te: non puoi fare l’insegnante. Per la semplice ragione che non hai sviluppato il necessario spirito critico, appunto, che ti pone al di sopra della “massa”. Ovvero di fronte a quell’indistinto sociale che ha bisogno di figure che siano una guida certa, un punto di riferimento. Se invece adotti credenze popolari – il “gender” di fatto lo è – hai bisogno di qualcuno che faccia da guida anche a te. Tu, di certo, non puoi più esserlo.

Ho parlato sino ad adesso di sguardo e di spirito critico. Sono quegli strumenti che ti permettono di vedere le cose da angolazioni diverse e, pur nella diversità ideologica che caratterizza ciascuno/a di noi, saperla mettere da parte quando entri in aula. Perché in quell’aula potresti avere a che fare con il figlio di un gay, la figlia di un divorziato, bambini rom, figli di fascisti pure. Il tuo compito non è giudicarne le origini o le famiglie di provenienza, ma fornire loro sapere e – ancora – spirito critico. Per sapersi orientare nella vita di tutti i giorni, sapendo discernere ciò che contribuisce a creare una società civile e solidale da ciò che opera attivamente per lasciar permanere discriminazioni e situazioni di sofferenza. Un insegnante fa questo, non firma appelli contro le persone.

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