Può succedere che autrici e autori bravi rimangano fuori dalla nostra “orbita” per molto tempo ,nel caso di Mariateresa Di Lascia il mio dispiacere per questo incontro tardivo è doppio, non mi ricordavo di lei oltre a non conoscere il suo romanzo , Passaggio in ombra.
Mariateresa Di Lascia purtroppo è scomparsa nel 1994 a soli 40 anni, l’eredità che ha lasciato è una carriera politica nel Partito Radicale, la Lega Internazionale “Nessuno tocchi Caino” che fondò per l’abolizione della pena di morte nel mondo , il suo nome tra i vincitori del premio Millelire e tra quelli del Premio Strega assegnatole postumo (nel 1995 un anno dopo la sua morte) proprio per il romanzo Passaggio in ombra.
Il libro
“Solitario come un’autobiografia e corale come una saga familiare, questo vigoroso e insieme delicatissimo romanzo intreccia le storie di una comunità e i destini dei suoi componenti attraverso lo sguardo di una donna, Chiara, che, per scongiurare la follia sprigionata dal dolore, si affida al potere rasserenante della memoria. Riemergono allora, in un accorato fluire di ricordi, la madre Anita, il padre Francesco, la zia Peppina, il cugino Saverio… Sullo sfondo di un Sud ruvido e avvolgente, e insieme dolce e vitale, Chiara ci guida, dal turbinio di fantasmi che agitano una vecchiaia vissuta fuori dal tempo, lungo gli aspri sentieri della sua esistenza. Ed è proprio nel dominio sofferto della lingua, grazie alla trasparenza di una scrittura sospinta innanzi da una sua arcana necessità interna, che questo indimenticabile personaggio femminile affonda il suo senso d’esistere: nel momento di arrendersi alla fatica di vivere, trova la forza e l’orgoglio di raccontare la vita.”
La mia lettura
E’ un romanzo sulla disillusione, sul peso del destino, sull’irresolutezza e la superficialità che portano a dolenti conseguenze.
Parla soprattutto di donne Mariateresa, donne raccontate nelle loro numerose sfaccettature, i lati oscuri e quelli che le fanno eroine dell’ordinario, l’autrice sembra aver affiancato a Chiara, Anita, Peppina, Giuppina, dei personaggi maschili al solo scopo di esaltarne le qualità.
Tutto è fermo; asfissiante è l’incapacità della comunità di questo piccolo paesino della Puglia di far fronte ai cambiamenti, di superare i pregiudizi che il semplice mutare dei tempi ha già mandato in prescrizione ovunque, tranne qui, a Rocchetta Sant’Antonio.
La menzogna viene spacciata dai colpevoli per necessaria, l’incertezza e il dubbio sono le costanti, il raccontare è invece strumento per espiare, è atto liberatorio.
La famiglia non è sede d’amore incondizionato, è un intreccio di indifferenza, egoismo e solidarietà, per questo è vera.
Una storia vissuta nel presente e nel passato, a Rocchetta Sant’Antonio il futuro non esiste, è il paese “schiacciato come un nero rospo sulla collina”.
Nessuna caratterizzazione realistica dei luoghi in cui si svolgono i fatti, quello che sappiamo è filtrato attraverso le vicende dei personaggi. Il Sud è sfondo e concretezza delle vite raccontate, nessuno spazio ai confronti Sud/Nord se non un breve cenno che assume tuttavia altro senso:
“Qua non è permesso a nessuno di essere meglio degli altri … Al Nord no! Al Nord è un’altra cosa: là se sei capace ti sostengono, ti fanno studiare, ti mandano in America! Qua se provi a tirare la testa fuori dal sacco sei finito”.
Per me che non ho memoria viva di questa donna, è stato bello scoprirla, la Mariateresa Di Lascia della politica è una donna diversa dalla scrittrice. Aspra e risoluta la prima, dimessa quasi la seconda che si avvolge letteralmente in questa storia la cui scena è modesta i cui toni rimangono, anche nei momenti più importanti, sempre bassi, grigi ma ugualmente coinvolgenti.
“Io sono, per mia condanna, immersa e travolta dalla realtà”, così dice Chiara, la protagonista e voce narrante inetta consapevole che lascia appassire i suoi desideri invece che morirne come sua madre.
“ Per un certo tempo, nella giovinezza soprattutto, ho bruciato del fuoco che l’avvenire sconosciuto accende negli animi ingenui […] Adesso che l’inconoscibilità del mio avvenire mi atterrisce con lo spauracchio dei suoi inganni e devo compiere ogni sforzo per serrare le porte ai suoi richiami, la mia unica salvezza è un luogo dove ogni futuro si è già compiuto. Così torno al passato, e incontro la fanciulla che fui; la seguo mentre serba nel cuore la vanità immancabile di un amore eterno”
Non interessa oramai cercare nel romanzo elementi autobiografici, interessa la storia, interessa che l’autrice con Passaggio in ombra si sia assicurata un futuro, al contrario della sua protagonista.
Bella la storia. Bella la scrittura.
Passaggio in ombra – Mariateresa Di Lascia – Feltrinelli editore