Questo “movimentismo” giovanile italiano, pur con tanti boh, sta avendo un merito incontrovertibile: quello cioè di risvegliare i torpori degli under 35, da tempo assonnati pur stando svegli.
Ai primi posti nel mondo per analfabetismo funzionale (In Italia colpisce il 47% degli individui, uno su sei è giovane) l’Italia ha una questione adolescenziale e giovanile gigantesca per quelli che in un bel saggio di Andrea Bajani sono i figli del “rinuncianesimo”, un mondo di rinunciatari a scuola, lavoro, istituzioni e obiettivi socio-economici. Ecco perchè sale esponenzialmente il tasso di coloro che – in un rapporto di proporzionalità inversa – più sono in “rete” e più sono ignoranti, abboccano ad ogni fake news, fanno fatica ad elaborare testi semplici, mettere insieme nessi elementari di causa effetto, incastrati nella bolla del like-don’t like senza chiedersi il rapporto tra passato, presente e futuro.
Ciò detto, dopo anni di passività anche in campo educativo e politico, questi recenti fenomeni di partecipazione “attiva” e consapevole sono un segnale anzitutto di sussulto valoriale indipendentemente dal punto di caduta meramente politico anche se quest’orizzonte non può rimanere accessorio. E poi – proprio perchè nati e veicolati dal web, questi movimenti di idee portando in piazza pacificamente tanti cittadini su questioni etiche e politiche complesse (l’ambiente da salvaguardare, l’economia, il merito, l’equità sociale unito allo sviluppo etc) vanno osservati come cambio di passo rispetto alla singolarità degli ultimi anni nei quali – se ci si fa caso – si è asssistito ad un paradosso su cui riflettere.
Sì perchè – presi emblematicamente – leader come Salvini, Di Maio, Renzi e Meloni non hanno per nulla attratto – tranne brevi ed effimeri – l’universo giovanile del paese rimasto fuori dalla loro agenda per quanto non lo si voglia ammettere. Una volta saliti al potere, questi leader si sono rivolti agli adulti-anziani dimenticando le istanze della loro giovane età. I buoni propositi dei loro programmi non si sono mai accompagnati a decisioni significative per coinvolgere le migliori energie giovanili – tutte eccellenti – nella pubblica amministrazione, nel circuito imprenditoriale, nel sindacato, nell’università, nella ricerca pubblica e privata. E mentre in questi anni su questi indicatori ho solo sentito parlare di bonus, una tantum, e di altri spiccioli estemporanei più promessi nei talk che realmente esperiti, i giovani quelli bravi e volitivi se n’erano già andati via dal paese come rifiutati, respinti da baronati di ogni tipo, rinnegati letterlamente dai loro (giovani) governi. Tutto questo non è paradossale?
In questo magma appena risvegliato ci sono tutti i dis-orientati tutti accomunati dall’essere “ex” di qualcosa: ci sono gli ex pentastellati che forse hanno capito lo scarto abissale tra un vaffanculo e la pancia a terra dentro la complessità del potere; ci sono gli ex renziani senza Renzi il quale – un po come il protegonista di Shining – si è perso dentro il labirinto delle sue nuove cose. Ma ci sono probabilmente gli ex di un centrodestra che non trovano pace, aspettano da decenni una rivoluzione liberale, grandi opere, riforme epocali e si ritrovano con quarantenni che fanno politica da vent’anni, fanno i forti con i deboli e i deboli con i forti a seconda del trend sui social. Sembra imbarazzante ma è così e quindi – pur con mille contraddizioni – non si può che capire l’incazzatura fotonica dei giovani italiani, giovani di tutte le condizioni culturali, economiche e sociali.
Sono germogli che spero fioriscano in qualcosa ma sono convinto di un fatto: Se il parterre della peggio politica porta in piazza la meglio gioventù allora forse questi miei coetanei al potere hanno compiuto – nella loro costante inconsapevolezza cosmica – un capolavoro di risveglio delle coscienze.
Papa Bergoglio dice di passare dall’occupazione degli spazi all’avvio di processi… ebbene spero che – sardine o non – la gioventù italiani in nome della tolleranza, del rispetto delle opinioni e delle istituzioni, facciano entrambe le cose occupando sempre più l’agenda del paese, avviando processi di unificazione intorno al bene comune e riconciando un paese friabile come il suo territorio durante il maltempo.