Il libro di oggi è Resti.
Il libro
Leo, Massimo e Alceste crescono insieme in un piccolo paese della campagna umbra, con le sue strade sterrate e i campi coltivati. Ma dietro questo sfondo da cartolina, tanto caro ai turisti stranieri e ai villeggianti del fine settimana, si nasconde in realtà quel grigiore esistenziale proprio delle vite di provincia, che nel corso degli anni finirà per segnare profondamente i tre protagonisti. Tra dolore e sopraffazione, speranze frustrate e invidie mai sopite, i loro destini si incroceranno per caso un’ultima volta, dopo una notte di violenze in un ex agriturismo divenuto centro di accoglienza per immigrati. Resti è un romanzo cupo e spietato, che procede per sottrazione e punta dritto al midollo dell’animo umano.
La mia lettura
Ho vissuto molti anni a Perugia, conosco benissimo l’Umbria e leggere Resti mi ha fatto uno strano effetto.
Resti racconta storie difficili eppure, non saprei dirvi perché, mi sono sentita a mio agio tra i personaggi, presumo sia stato per la scrittura di Gianni Agostinelli, io l’ho immaginato la “ voix hors-cadre “ della storia sicuramente per il fatto che lui è nato a Panicale, ha raccontato la sua terra. E’ stato, durante la lettura, la mia guida nel mondo diegetico in cui si muovono Leo, Massimo, Alceste e gli altri personaggi.
La spina dorsale di Resti è la povertà che diventa vivaio per devianza e criminalità, la criminalità come fatto sociale, come nel paradigma durkheimiano, la struttura sociale spinge i protagonisti a diversificare i loro comportamenti individuali e le risposte sono inizialmente differenti…
Gianni Agostinelli è stato bravissimo a descrivere le frustrazioni generate dall’impossibilità di accedere agli standard di vita della cosiddetta classe media, Massimo non ci sta a soccombere, ha interiorizzato il malessere delle opportunità mancate, il senso del dovere che è abituato a vedere sulla faccia di suo padre se lo sente addosso, è soffocante vuole liberarsene a qualunque costo.
“Il padre di Massimo ha trascorso quasi tutta la vita sul trattore, lavorando come terzista per alcuni proprietari terrieri, insieme ad altri contadini del posto, e nei ritagli di tempo si occupava dei suoi quattro ettari di girasoli. Poi, in età avanzata, era arrivato quel figlio e l’aveva fatto crescere alla moglie, limitandosi a dare quello che lui chiamava “l’esempio”. Ogni volta che rincasava, batteva il carrarmato degli scarponi sulla parete all’ingresso e lasciava cadere insieme al fango accumulato anche le forze e la pazienza. Sapeva di dover mandare avanti la famiglia, come suo padre e suo nonno prima di lui. Nessuno gli aveva detto come fare, aveva osservato e poi li aveva imitati.”
Leo e Alceste provano a seguire strade diverse ma la vulnerabilità economica è comune denominatore per i due amici che si trovano a vivere in uno stato di deprivazione costante, la famiglia in tutti e tre i casi non è luogo di solidarietà mentre le donne che affiancano questi tre ragazzi mostrano una grande resilienza del tutto assente negli uomini che invece crollano alle prime difficoltà.
La necessità può trasformare una persona? Si possono perdere di vista principi morali e sentimenti? Quanto contano la famiglia e l’educazione?
Resti è diviso in quattro parti, Gianni Agostinelli ci presenta i suoi personaggi partendo sempre da un aneddoto che li vede ancora bambini innocenti e prosegue poi con la descrizione degli eventi che li hanno spinti in una direzione o in un’altra per arrivare a ritrovarsi nell’ultima parte del romanzo.
Le maschere dietro cui si nascondono Leo, Massimo e Alceste con le loro recite sociali e i ruoli troppo deboli e fragili per rimanere in piedi cadono ed ecco che l’autore ci fa assistere ad una sorta di showdown che mostra l’usura dei sentimenti lasciando l’amaro in bocca e nessuna traccia di umanità.
Resti di Gianni Agostinelli
Editore: Italo Svevo
Pagine intonse: 200 Brossura € 18,00 sul sito dell’editore