Il libro
Con questo esordio, nel 1984, David Leavitt si afferma poco più che ventenne come scrittore centrale della nuova narrativa americana, testimone di una generazione “scettica e in lutto”, devastata dai divorzi e dalle separazioni, alla disperata di ricerca di stabilità e sicurezza. I nove racconti, arricchiti da un testo inedito, da un’introduzione d’autore e dalla nuova traduzione, esplorano emozioni e inquietudini con gli occhi di un giovane saggio e divertente, malinconico ma non sentimentale, con protagonisti in cerca di una felicità perduta che non possono più avere. Una donna sfrutta la malattia per tenersi legato il marito, una ragazza sceglie una nuova forma di solitudine facendo da compagna a una coppia di amici gay, Mrs Campbell, madre dalla mente illuminata e aperta, scopre quanto sia difficile accettare davvero l’omosessualità di un figlio quando le porta a casa il suo compagno. I membri di una famiglia “allargata”, divisa e ricostruita da molteplici matrimoni, durante una riunione si accorgono di essere indissolubilmente uniti da quegli stessi sentimenti che li hanno separati. Durante la festa del diploma Lynnette piange nel cerchio dei parenti che danzano stringendosi insieme in una intollerabile recita di felicità… Questi racconti mettono in scena genitori, figli, figliastri, amici e amanti della middleclass americana degli anni Ottanta, rappresentanti di una generazione delusa, testimoni di conflitti profondi, in lotta per sopravvivere cercando nuove e scintillanti forme di fuga dal senso di vuoto e di precarietà.
La mia lettura
Quando uscì questa bellissima raccolta di racconti, Ballo di famiglia, dell’allora esordiente David Leavitt, il New York Times la definì: “astonishing – funny, eloquent, and wise” e come dargli torto?
Da oggi Ballo di famiglia torna in libreria con una nuova traduzione di Fabio Cremonesi che l’autore ha definito “meravigliosamente fresca e vitale”, io non avevo letto la precedente mentre ho letto questa in anteprima e mi sono innamorata del ventitreenne Leavitt, (cosa credo inevitabile per me e i miei gusti letterari). A presentarsi con un bella introduzione è l’autore stesso che ricorda:
“Forse è uno scherzo della memoria, ma mi sembra che all’epoca in cui ero giovane (i primi anni Ottanta) le cose accadessero più lentamente, almeno per noi statunitensi. […]quando li ho concepiti, quei racconti si svolgevano semplicemente “nel presente”. Da allora ho smesso di credere nel “presente”, o forse dovrei dire che ho smesso di fidarmene. In compenso mi sento costretto a prendere nota dell’esatto momento in cui accade qualsiasi cosa scrivo, compresa questa introduzione. Dunque: mentre scrivo è mercoledì 13 gennaio 2021 e nel recentemente profanato Campidoglio di Washington, la Camera dei rappresentanti sta discutendo su un possibile secondo impeachment per Trump a una settimana dalla fine del suo mandato – una circostanza così drammatica, così al di là di ciò che anche l’opinionista più perspicace avrebbe mai potuto prevedere, da mettere in ombra la pessima notizia che ancora una volta negli Stati Uniti è stato stabilito un nuovo record giornaliero di vittime del Covid.”
Non può fare a meno Leavitt di esprimere il suo pensiero sulla situazione politica del suo paese e le critiche nei confronti della passata amministrazione Trump in questa introduzione sono decisamente esplicite ma se avete letto Il Decoro (pubblicato sempre da SEM lo scorso anno) avete già compreso le sue posizioni.
Non vi dirò di Territorio, il racconto forse più famoso che apre la raccolta e che uscì nel 1982 (24 maggio) sul New Yorker mentre l’autore era in Italia, a Roma (ha vissuto nove anni nel nostro paese), potete leggerlo anche in originale QUI
Preferisco parlare di un altro racconto, il secondo: Contando i mesi. In questo racconto Leavitt descrive una giornata della signora Harrington, è una giornata particolare, stando alle previsioni dei medici lei quel giorno doveva morire (è gravemente ammalata) e invece eccola sopravvissuta e pronta a partecipare ad una festa coi suoi figli.
Quello che colpisce del modo in cui David Leavitt ci coinvolge nell’emotività, nell’intimità di questa donna, è che ce la fa guardare attraverso una lente di ingrandimento che la mostra esternamente e internamente, con le sue reazioni che sono un perfetto equilibrio tra dolore e risoluzione così chi legge rimane inevitabilmente colpito senza tuttavia provare pietà perché è, a suo modo, nella sua fragilità, risoluta.
I personaggi più riusciti di questi racconti sono le madri, la capacità di Leavitt (che, vi ricordo, aveva ventitre anni) di approfondire la psicologia di una madre single, di una madre con il cancro, di una madre che gestisce una figlia problematica, è notevole. Da questi racconti emergono donne che nelle difficoltà riescono a resistere, a lottare per la loro indipendenza, invece i padri sono più o meno latitanti perché se ne sono andati, perché sono ricoverati in ospedale o perennemente in viaggio per lavoro.
Le dinamiche familiari sono la base di ogni storia; l’infelicità, l’incapacità di trovare un equilibrio o di fare i conti con la propria identità sono gli altri temi che caratterizzano le protagoniste e i protagonisti dei racconti di Ballo di famiglia.
Il tema dell’omosessaulità è ricorrente, tenete conto che quando uscì Territorio fu, per l’autore, una sorta di coming out pubblico, una cosa che per quei tempi era decisamente nuova e riscosse un certo favore di pubblico. Leavitt fu subito inquadrato tra gli scrittori cosiddetti “minimalisti” per il suo stile che ha ritmi costanti, equilibrati, senza grande enfasi e toni accesi.
E’ diventato subito anche l’autore portavoce dei gay, come dicevo fu una novità il suo parlare di omosessualità nel contesto familiare. Scrive l’autore nell’introduzione:
“Nel momento della sua pubblicazione, Territorio è stato spacciato come il primo racconto gay a uscire sul “New Yorker”, un onore che in realtà spetta a Eroismi Minori, un racconto di Allan Gurganus del 1974. Ricordo che a quei tempi il “New Yorker” scriveva il nome dell’autore in piccolo, soltanto alla fine di ogni racconto o articolo, e non pubblicava note biografiche. E neppure era possibile, come lo è oggi, cercare il nome su Google e vedere cosa saltava fuori. A quanto mi dicono, negli Stati Uniti la reazione al racconto fu immediata e rumorosa, tanto più che quelli che rumoreggiavano non avevano la più pallida idea di chi fossi, e tanto meno di dove fossi: mi trovavo lontano dal clamore, in una minuscola stanza d’albergo a Roma, e ogni giorno andavo a Villa d’Este a Tivoli a svolgere delle ricerche per il paper sui giardini rinascimentali che stavo scrivendo. Credo di essere stato fortunato. Sono stato scoperto grazie a Territorio.”
Trovo eccezionale che fin da giovanissimo avesse una prosa molto matura, il Leavitt di Ballo di famiglia a me è sembrato, insieme ai suoi personaggi, più vecchio (di età intendo) del Leavitt di Il Decoro.
I racconti che trovate in Ballo di famiglia sono:
Territorio
Contando i mesi
Il cottage perduto
Alieni
Danny in transito
Ballo di famiglia
Irradiazione
Da queste parti
Devota
Dieci minuti
Vi lascio con un’ultima riflessione di Leavitt:
“La cosa sorprendente, quando rileggo questi racconti, è che quasi invariabilmente il momento a cui vengo riportato non è quello in cui è ambientato il racconto, ma quello in cui l’ho scritto.”
Il tema della memoria e di come sia cambiata la percezione del tempo oggi mi ha fatto riflettere molto.
Io sono innamorata di David Leavitt.
Ballo di famiglia di David Leavitt
Traduzione: Fabio Cremonesi
Editore: SEM
In commercio dal: 18 febbraio 2021
Pagine: 240 p., Brossura € 16,50 su IBS