L’Italia degli ultimi giorni è un’ Italia rinnovata, fiduciosa, speranzosa in un futuro poco chiaro, ma già piu’ roseo, per la non scontata presenza al Governo di Mario Draghi e di un manipolo di coraggiosi eroi, che hanno abbandonato comode posizioni guadagnate negli anni e lauti stipendi, per arrivare da Ministri a cercar di districare una matassa ormai patologicamente arruffata. A loro, pochi in verità, il mio rispetto e la mia gratitudine. A quelli che son rimasti, perché non sapevan dove andare o perché figli di compromessi inevitabili, l’augurio di diventar velocemente intelligenti (se possibile) e almeno sostenere l’ultimo coraggioso sforzo senza boicottarlo. Pena la disfatta finale dell’Italia.
Come diceva Greenspan, l’ex governatore della Banca Centrale americana: “La paura e l’euforia sono le forze dominanti dei mercati finanziari”. Infatti, il benefico effetto Draghi si è già sentito.
Non si tratta qui di enfatizzarne l’aspetto taumaturgico, ma di stigmatizzarne la funzione riparatrice che la sua reputazione e competenza possono convogliare, insieme a quelli di alcuni dei bravi tecnici che si è scelto, verso una ripartenza dell’ economia italiana. Verso un pensiero articolato, inclusivo delle diverse discipline necessarie al buon governo e che non tutti sarebbero stati in grado di generare e gestire.
Se volessimo sforzarci di trovare punti da criticare, nomi da svilire, dinamiche da condannare, certamente potremmo farlo, ma non è il momento di usare uno sguardo critico. E’ invece il momento di ricostruire fiducia e credibilità in un Paese che è stato attraversato negli utlimi decenni da ampie, quanto molteplici forme di insensatezza.
Il voto di fiducia si terrà martedì alla Camera e mercoledì al Senato. In Parlamento per Draghi si annunciano comunque numeri ampi. Solo Fratelli d’Italia infatti non voterà la fiducia, insieme ad alcuni fuoriusciti 5 Stelle, con il partito di Giorgia Meloni che alla fine potrebbe astenersi come LeU, in bilico sull’entrare o meno nella maggioranza.
Ora la partita si gioca sulla nomina dei sottosegretari, delle varie allocazioni nell’underground romano, che non sarà facile gestire. Risoluto, con grande intelligenza comparativa, Draghi saprà a quali compromessi piegarsi, per poter avere mano libera ed effettiva su cio’ che piu’ gli interessa governare con totale impatto.
Sarà un viaggio movimentato, lungo per l’energia che ci si dovrà mettere, e, spero sia chiaro a tutti, che se dovesse interrompersi con inaspettate precoci dimissioni dell’attuale capo del Governo, per l’Italia sarebbe davvero un pessimo epilogo.
14 Febbraio 2021