Il mio rapporto con Carlo Calenda è senza dubbio burrascoso. Quando fondò “Siamo europei” ero talmente entusiasta della sua scelta che ideai nel febbraio 2019 su Twitter l’hashtag #joggingperCalenda, poiché Carlo si preoccupava di aver cominciato a prendere peso.
Calenda vive nei dintorni di Villa Ada, quindi nel mio stesso quartiere di Roma, e l’iniziativa, pur essendo goliardica, mirava a mostrargli affetto e vicinanza: “vieni a correre al parco con noi“, era il senso, come si direbbe a un amico della tua età che ha tanti pensieri, a cui vuoi bene. Gli avevo perfino promesso che, per distrarlo e aiutarlo a “staccare”, non avremmo mai parlato di politica nelle nostre eventuali corsette campestri. Calenda apprezzò, penso, però – anche giustamente – non venne mai a correre con me e gli altri seguaci dell’hashtag.
Quando, nel luglio 2019, Calenda uscì dal PD per via dell’alleanza con il M5S, rimasi stupito dalla scelta, ma tutto sommato mi piaceva la sua nettezza.
Poi Calenda cominciò a sparare a palle incatenate contro Matteo Renzi. Io, sia tramite Twitter che su Facebook, cominciai a dirgli: “Guarda Carlo che se il PD va con il M5S, tu con Renzi e Bonino dovrai comunque fare minimo una federazione insieme, quella che tu chiami Fronte Repubblicano. Non è saggio criticarlo su ogni inziativa che prende. Tu semmai dovresti lavorarci insieme per fare questo nuovo polo libdem e socialista liberale”. Calenda però continuò a criticare Renzi su laqualunque e io persi la pazienza. Gli scrissi “Carlo, se continui così ti dimostri impolitico, lavori per il re di Prussia, non va!” Così scoprii per la prima volta che Carlo Calenda non solo era davvero impolitico, ma anche molto suscettibile e permaloso: su Twitter lui mi bannò per avergli detto che si stava comportando in modo “impolitico”. Non è che l’avessi insultato, era solo una innocente (e giustificata) critica.
Anche grazie a un comune amico che fece da mediatore (grazie Marco Valerio!) Carlo provò a sbannarmi su Twitter, senza riuscirci. Gli dissi di non stare a perdere tempo: potevamo parlarci su Facebook. Si era arrivati a ottobre 2020 e Carlo si era intanto candidato a sindaco di Roma, ricevendo subito l’appoggio di Renzi e di Italia Viva, che a Calenda non ha per altro mai rivolto mezza critica.
Circa due mesi fa gli scrissi un messaggio privato nel suo profilo di FB: “Guarda Carlo che il PD a Roma candiderà uno del PD che faccia gli interessi del PD e a te non ti appoggeranno mai perché sei troppo autonomo e indipendente, saresti come Ignazio Marino, ma molto più noto e più manageriale. Per il PD Roma, un vero INCUBO. Dimenticati che ti vengano a chiedere il permesso di candidare un loro uomo interno, qualcuno di controllabile dal partito romano; dunque non ci saranno primarie, come tu speri. E se anche tu fossi eletto sindaco coi voti del PD Roma, ti troveresti poi ad avere un consiglio comunale fedele quanto lo fu quello di Marino… accoltellato dal notaio!”