Il problema dei tre corpi di Aniela Rodriguez è il libro di oggi.
Il libro
Sicari e prostitute, uomini perseguitati da povertà, malattia o disagio sono alcuni dei protagonisti di questo volume, funamboli alla ricerca di un difficile equilibrio, sempre compromesso da inevitabili passi falsi, che diventano emblemi di alcuni dei fenomeni sociali che caratterizzano il Messico contemporaneo: narcotraffico, religiosità popolare, cattive condizioni di lavoro. Illuminate dallo sguardo attento, spesso caustico, dell’autrice, le loro storie parlano di intima fragilità e disperazione endemica.
La mia lettura
Sono nove racconti brevi e in poco più di 100 pagine Il problema dei tre corpi riassume la realtà socio economica e culturale del Messico con incursioni in temi come il narcotraffico, l’assenza di tutele nel mondo del lavoro, la religione così come viene vissuta dalla gente comune.
Parla direttamente al lettore Aniela Rodriguez, una prosa che scorre liscia pur affrontando temi complessi, nessun sentimento di autocommiserazione si intravede nelle storie che mettono a nudo un Paese sferzato dalla violenza, una violenza insita, che fermenta in attesa di esplodere, è come se l’autrice volesse semplicemente metterci a parte di certe situazioni e lo fa nel modo più diretto possibile.
Io sono appassionata di racconti, di quelli brevi soprattutto, come questi. Il trucco, per godersi un racconto, è lasciarlo decantare, non bisogna mai fare l’errore di leggerli tutti insieme, uno dietro l’altro, secondo me.
Il primo racconto che apre Il problema dei tre corpi, si intitola Scatola di fiammiferi, la voce narrante riferisce le immagini vivide di un sogno, sappiamo (così credo io) che quello che dice non è accaduto davvero eppure quando si arriva alla fine si ha la sensazione che forse c’è una parte di verità, è come se l’autrice volesse ricordarci che “La vida es sueño”.
Dopo averlo letto chiudete il libro, concedetevi di ripensare a quello che avete letto, in 9 pagine Aniela Rodriguez concentra mille interrogativi, un mondo intero di cose dette e non dette.
Le feste di Caino è il racconto che mi è piaciuto di più:
“Bastò il brutale colpo di pistola che gli inferse Jacinto quel giorno a far capire al prete che il cielo è un’invenzione del cazzo: la cantilena vuota dei messali e delle storielle con cui le matrone decantano la benevolenza di nostro Signore.”
Questo è l’inizio ma anche la fine della storia che l’autrice sta per raccontarci, a ritroso poi scopriamo chi è Jacinto e perché ha sparato al prete. Man mano che cresce la rabbia del protagonista, cresce anche il coinvolgimento del lettore che inevitabilmente desidera giustizia, reclama ribellione verso l’ipocrisia della sacralità talare che in fondo nasconde semplicemente l’animalità e le bassezze di un uomo come gli altri.
Ci sono più punti di vista: quello di Jacinto, quello di Francisca e quello del prete, ognuno col suo peccato, ognuno con la sua disperazione.
Non c’è redenzione.
In questo racconto credo sia riassunta la violenza diffusa che caratterizza il Messico, è la violenza che non appartiene alla “narcoguerra”, è violenza privata, esercitata da persone normali che in un contesto di miseria non solo economica ma anche emotiva, non trova altri modi di farsi giustizia se non compiendo atti di violenza inaudita.
Più crudo è Le divinità momentanee dove il protagonista è un sicario, un assassino che spiega le sue ragioni, i “trucchi del mestiere” con lucidità ed estrema calma. In questo racconto riconosciamo il Messico delle serie televisive, pericoloso e corrotto.
Rodriguez in questo racconto usa l’espediente delle domande per interrompere “la scena” e cambiare ritmo.
La morte, il fallimento, la pazzia, tutti temi ricorrenti, Aniela Rodriguez ci fa capire che non crede in un Dio salvatore, anzi, la fede viene chiaramente percepita come inganno, la salvezza in cambio di qualcosa di molto più materiale e terreno, il male ci circonda, non è estraneo alla nostra vita.
Non c’è posto per l’amore, la tenerezza, la salvezza, la bravura di Aniela Rodriguez sta nel modo in cui racconta queste vite ai margini, nella capacità di farci provare la paura continua e strisciante, la paura che è quotidianità in Messico.
Il titolo, Il problema dei tre corpi, si riferisce al problema formulato da Isaac Newton per le leggi della dinamica che da 300 anni sta facendo impazzire gli studiosi, l’autrice l’ha voluto usare per rappresentare le relazioni umane che parimenti sono una cosa difficilmente prevedibile soprattutto quando intervengono fattori esterni. Molto raffinata la simbologia.
Felice di aver scoperto questa autrice.
Il problema dei tre corpi di Aniela Rodriguez
Gran Via editore
Traduzione di Annalisa Rubino
Pp 106 € 13,00