BabeleInsegnare all’estero: un’occasione professionale (anche) in tempo di Covid

La pandemia provocata dalla diffusione del Covid-19 ha influenzato numerosi aspetti della nostra società, imponendo sacrifici e limitazioni. A doversi adattare ad una nuova normalità, in risposta alle esigenze di contenimento del contagio, è stata anche la scuola: la gestione delle classi e dei corsi, a tutti i livelli di istruzione, è risultata problematica, in special modo il rientro in aula dopo il lockdown nazionale dello scorso anno. Le riaperture a singhiozzo, calibrate sul sistema delle zone colorate, abbinate alla didattica a distanza, hanno segnato un anno scolastico a dir poco complesso che pare comunque avviato a concludersi con un massiccio rientro tra i banchi per gran parte degli studenti.

L’ultimo anno ha messo alla prova anche il corpo docenti, che ha dovuto confrontarsi con le difficoltà e i limiti della DAD, implementata trasversalmente dall’istruzione secondaria all’università (incluse le sedute di laurea). Ciò nonostante, la pubblica istruzione resta una meta professionale ambita: nonostante il Covid-19, il concorso straordinario per la stabilizzazione dei precari ha fatto registrare una notevole partecipazione. Non meno gettonate le opzioni per insegnare all’estero, soprattutto in altri paesi dell’Unione Europea, attraverso i bandi di concorso indetti dal Ministero dell’Istruzione.

Quali opzioni per insegnare all’estero

Le opzioni a disposizione di coloro i quali intendono trasferirsi all’estero per insegnare – essendo in possesso di una laurea magistrale o un incarico da insegnante di ruolo – sono diverse. Gli incarichi più comuni sono: assistente di lingua italiana o lettore universitario; in entrambi i casi, la materia di insegnamento è l’italiano e i titoli accademici richiesti sono la laurea in Lettere o in Lingue straniere, come precisa anche l’apposita sezione del MIUR.

Il bando per gli assistenti di lingua (per Irlanda, Regno Unito, Spagna, Francia e Germania) si è chiuso al 20 aprile, dopo la concessione di una proroga del termine, registrando una notevole partecipazione. Per i lettori, invece, un nuovo bando (che si preannuncia piuttosto controverso) dovrebbe essere pubblicato a breve. L’incarico (36 ore settimanali) è assegnato tramite un concorso triennale bandito da MIUR e MAE; per accedervi è necessario essere “docenti di ruolo nella scuola media o superiore in Italia ed avere una laurea in Lettere o Lingue Straniere”, come spiega l’apposita sezione del sito del Ministero dell’Istruzione. In considerazione dell’emergenza sanitaria determinata dal Covid-19, non è escluso che l’incarico possa essere svolto a distanza, rendendo di fatti solo virtuale la mobilità professionale degli assegnatari.

La mobilità internazionale dei docenti

Una ricerca condotta da Indire e risalente al 2015 mostrava come meno di un terzo (27.4%) degli insegnanti dell’Unione Europea era stato all’estero, almeno una volta, per motivi professionali. In diversi paesi presi in esame, compresa l’Italia, la percentuale risultava inferiore mentre i dati più elevati erano quelli relativi ai paesi baltici e nordici (soprattutto Norvegia e Islanda). Ciò nonostante, sono molti i docenti – o gli aspiranti – che fanno domanda per insegnare all’estero come assistenti o lettori, presso le scuole italiane, istituti privati o atenei pubblici stranieri.

Una delle mete più gettonate è sicuramente la Spagna, scelta sia come destinazione per l’esercizio della professione che per il conseguimento dell’abilitazione. In entrambi i casi, è necessario conseguire un Master en Profesorado, che abilita all’insegnamento presso le scuole secondarie; per potersi iscrivere, è necessario essere in possesso di un diploma di laurea che costituisca un valido titolo d’accesso, come spiega l’approfondimento sull’abilitazione all’insegnamento in Spagna pubblicato da Traduzioni-asseverate.com.

La Spagna è una delle destinazioni che figura anche tra le destinazioni del bando MIUR per gli assistenti di italiano all’estero e offre il maggior numero di disponibilità, assieme agli altri paesi dell’Europa Continentale, ed in particolare Austria e Germania. Gran Bretagna e Irlanda, invece, mettono a disposizione pochi posti (poco più di una decina in due), offrendo possibilità limitate ai (comunque tanti) candidati che inoltrano domanda ogni anno.

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