Se Giorgetti non nasconde l’imbarazzo vuol dire che più di qualcosa non è andato liscio. Il CdM che ha varato il decreto riaperture ha visto l’inspiegabile astensione della Lega arroccata su soli sessanta minuti di coprifuoco in meno. Magra cosa rispetto alla partita totale no?
Eppure nel suo insieme, le misure di graduale ripresa delle attività segue la traiettoria di quel che il premier ha chiamato “rischio ragionato” calibrando – elemento non secondario – persino la percentuale di rientro in presenza delle scuole superiori non più al 100% come preventivato ma la media si attesta tra il 60 e il 75 per cento degli studenti in aula anche a compensazione di un mancato lavoro delle regioni sui trasporti pubblici locali. Ciò detto, le novità dal 26 aprile sono significative e progressive come dalle slide diffuse da Palazzo Chigi
Tuttavia il leader della Lega ha dato ordine – via telefonata nei corridoi – ad astenersi sul decreto raggelando Draghi il quale si è limitato a chiosare l’unica affermazione possibile alla giravolta leghista ovvero “fatico a comprendere”. E sinceramente faticano in molti a capire.
Il governo Draghi -oramai sta scritto sugli annales – proprio perchè costruito senza formula politica finora ha operato sui punti di unità (pochi) oltre le differenze (tante) affinché si potesse fare sintesi di tutte le sensibilità lasciando un margine di determinazione al capo dell’esecutivo, il cui spessore non è in discussione. L’atteggiamento alquanto demenziale di Salvini (sul coprifuoco oggi, domani chissà) potrebbe esporlo al rischio di essere considerato dai cittadini come “logoration man”, la piccola peste che indebolisce il governo di cui peraltro lui fa parte con ministri di peso. L’illusione di far diventare quadrato chi è tondo è bella destinata a fallire nel caso di irriducibili e infantili leader di partito; e per quanto la speranza di vedere in questo dramma epocale della pandemia la conversione della politica sulla strada della resilienza nazionale (e dico conversione nel senso evangelico del termine ovvero metà-noia, l’inversione a U degli atteggiamenti), col passare del tempo si ha la sensazione che cavare sangue da una rapa non si può dal nulla. Un vuoto è pur sempre un vuoto.
Ora – al netto delle inutili polemiche incrociate e le dichiarazioni di maniera – rimane capire se Salvini continuerà con questo modus operandi da agitatore seriale con finalità di sabotatore (occulto ma non troppo) tramite sia i ministri del suo partito ( Giorgetti, Garavaglia, Stefani) che i presidenti di regione color centrodestra (da giorni il neo presidente della conferenza stato-regioni Fedriga spara sul governo su tutti i media con dichiarazioni il più delle volte prive di senso). Certo è che Forza Italia farà da cuscinetto anche per il lavoro, ritenuto buono dagli osservatori, dei ministri azzurri Gelmini e Brunetta rispettivamente nei loro dicasteri.
Ma rimane il quesito di fondo cioè quanto durerà senza un freno il lavoro di logoration man e tutto torna evocativo nella giornata dedicata alla terra ossia: quanto terreno toglierà Salvini da sotto i piedi del premier? Se le cose vanno avanti così, il futuro è molto incerto.