E’ con grande entusiasmo che la nomina di Elisabetta Belloni mi fa guardare alla rifocalizzazione dell’Italia su persone di merito, competenza e solidità umana. Ha dedicato la vita a innovare in ambiti tradizionali (per non dire paludati) e a muoversi sapientemente fra scenari dolorosi e catastrofali, senza mai perdere lo sguardo ampio e profondo che la contraddistingue. C’è una peculiare correlazione fra l’intelligenza di chi sa cosa fare e l’esperienza personale di chi è a contatto col dolore, sia esso proprio o altrui. Anzi è proprio quando dedichi te stessa alla gestione delle crisi altrui facendole proprie, mettendoci passione e anima, che questa differenza fra ‘mio’ e ‘tuo’ svanisce, senza confondersi, ma includendosi. Ed è da questa miscela di comprensione che la storia di Elisabetta Belloni ci mostra come sia cruciale operare nella discrezione, nella lealtà al Paese e nella ostinazione costruttiva verso il meglio e il giusto. Con umiltà, silenzio e devozione. Un atteggiamento esistenziale che auspicherei piu’ diffuso anche fra altri attori della comunità politica, sociale, finanziaria e imprenditoriale. Chi è davvero forte non urla, chi è davvero intelligente non si espone continuamente, chi è autenticamente interessato alle sorti collettive guarda al bene comune, non al proprio interesse particolare. Tutte ovvietà che pero’ per troppo pochi sono tradotte in comportamenti coerenti e fatti impattanti. C’è una espressione francesce che rende bene l’idea: Bon Courage Elisabetta! Tutto il mondo è paese ed il nostro sarà migliore con il tuo contributo.
14 Maggio 2021