BabeleFrancia, una commissione parlamentare chiede la legalizzazione della cannabis

Dopo aver guadagnato gli onori delle cronache politiche italiane, la questione relativa alla legalizzazione della cannabis sembra aver preso piede anche oltre confine, ed in particolare in Francia. In un rapporto presentato il 5 maggio scorso da una commissione parlamentare i portavoce di questa iniziativa sostengono che la legalizzazione della cannabis servirebbe, da un lato, a proteggere i più giovani e dall’altro a contrastare la malavita che gestisce lo spaccio delle sostanze stupefacenti.

Caroline Janvier, deputata del partito LREM (La République En Marche) ha sottolineato come “il proibizionismo ha adottato, per cinquant’anni, un obiettivo impossibile da raggiungere, senza mai averne i mezzi. La legalizzazione è la soluzione migliore per implementare il controllo e proteggere i cittadini”. La commissione, guidata da alcuni deputati facenti parti della maggioranza presidenziale – LREM è il partito fondato nel 2016 da Macron – fa leva sul fallimento delle politiche pubbliche e sul fatto che lo stato francese assista alla “banalizzazione della cannabis tra i giovani” nonostante l’adozione di “politiche repressive molto costose”.

La situazione in Italia: le proposte al vaglio

Come già accennato, anche in Italia la legalizzazione della cannabis è tornata a far parlare si sé, grazie a tre differenti proposte di legge, approdate in Commissione Giustizia il mese scorso. In linea generale, la Lega propone di inasprire le pene già previste dalla normativa vigente mentre le proposte di legge firmate da PD e M5S vanno nella direzione opposta, sulla scorta di una pronuncia della Cassazione (che rappresenta un caso isolato ma significativo a livello giurisprudenziale) che ha stabilito come coltivare minime quantità di cannabis per uso personale non costituisca reato.

Il problema principale, per quanto concerne l’ordinamento italiano, sono le lacune presenti nelle norme attualmente in vigore. A partire dal 2016, quando è stata promulgata la legge n. 242, la coltivazione della canapa sativa (dalla quale si ricavano marijuana e hashish) è stata dichiarata legale, senza necessità di ottenere un’autorizzazione. Il dispositivo in questione, inoltre, specifica in che modo la canapa possa essere lavorata e trasformata prima di essere messa in commercio: è possibile, tra gli altri, ricavarne prodotti alimentari o di cosmesi, canapulo, fibre tessili, combustibili e materiale per pratiche agricole (viene citato, in particolare, il sovescio). Ciò che nel testo di legge non viene specifico è quali parti della pianta possano essere impiegati nei processi di trasformazione e lavorazione industriale; questa lacuna rappresenta un problema, dal momento che le infiorescenze – mai citate specificamente – vengono impiegate per ricavare sia la marijuana che l’hashish.

Marijuana legale: cos’è

Nonostante un quadro normativo ancora troppo lacunoso per regolamentare in maniera certa il mercato, in Italia – già da diversi anni – è possibile acquistare marijuana legale. Si tratta, in breve, di quella che viene comunemente denominata “cannabis light”, per via di alcune caratteristiche specifiche che la rendono più ‘leggera’. È bene anzitutto sottolineare come la marijuana legale rappresenti un prodotto certificato, da acquistare esclusivamente tramite canali autorizzati, come ad esempio i negozi fisici oppure gli e-commerce come Prodotti-cannabis.it.

A rendere ‘light’ la marijuana legale è la concentrazione di tetracannabinolo (THC), ossia il principio attivo responsabile degli effetti psicotropi e psicoattivi. Un decreto del Ministero della Salute fissa il limite massimo del THC negli alimenti (ad ulteriore riprova di quanto le attuali norme di riferimento siano piuttosto manchevoli) allo 0.5% (ossia 5 mg per kg). I derivati della cannabis – inclusi hashish e marijuana – che rispettano questa soglia limite, sono legali, in quanto non sortiscono effetti stupefacenti.

Quali sono gli effetti della cannabis light

Rispetto ai prodotti illeciti, la marijuana light produce effetti molto lievi. Non genera dipendenza né, tanto meno, altera le capacità sensoriali e le percezioni dell’individuo. Al netto di una disparità di reazioni, che dipende principalmente dalle prerogative individuali (alcuni soggetti reggono fisiologicamente ‘meglio’ di altri l’assunzione di questo tipo di sostanze), la marijuana legale non è considerata uno stupefacente. Di contro, agisce principalmente come rilassante, antidolorifico e blando sedativo; ragion per cui, in molti vi ricorrono soprattutto quando hanno problemi di insonnia, lievi infiammazioni o dolori muscolari. Questi effetti caratterizzano la marijuana legale prodotta da una specifica varietà di cannabis (l’indica) mentre quella tratta dalla sativa, tende ad avere effetti stimolanti o lievemente eccitanti.

A tal proposito, però, è necessario fare un distinguo: la marijuana legale (o ‘light’) che dir si voglia, non va confusa con quella prescrivibile a scopo terapeutico, equiparabile ai farmaci. Quest’ultima, infatti, presenta un contenuto di THC molto maggiore rispetto a quella che viene commercializzata liberamente; di conseguenza può essere acquistata soltanto in farmacia (o, a limite, in alcuni ospedali) e dietro prescrizione medica. Poiché la cannabis terapeutica può, potenzialmente, avere effetti molto pesanti sul paziente, l’assunzione deve essere subordinata ad un attento monitoraggio medico. Non a caso, spesso rappresenta una soluzione ‘estrema’ per la terapia del dolore, ed in particolare per il contrasto ad alcune patologie – come ad esempio la fibromialgia – che si manifestano sotto forma di dolore muscolare cronico.

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