Un bell’articolo di ieri di Massimiliano Jattoni sul Corriere, ci informa di come negli Usa l’ondata Covid stia accelerando la scelta di molti lavoratori, dirigenti e imprenditori, ad andare in pensione per godersi la parte finale della loro vita dopo tanto lavoro e tanti sacrifici, ma soprattutto dopo che il Covid ha sbattuto, qualora ancora ce ne fosse bisogno, in faccia la mondo la natura impermanente dell’umanità.
Scelta che alcuni possono fare, mentre molti dovranno continuare a convivere con la necessità di uno stipendio a fine mese e un lavoro quotidiano stravolto dal remoto forzato e il miraggio di una pensione che non si sa nemmeno se e quando arriverà.
Paese che vai, metodi pensionistici differenti che trovi. Qui, in Italia, ma piu’ in generale in Europa, la situazione previdenziale non sembra aprire ampi spazi di scelta, quanto anguste costrizioni di vita.
Il tema pero’ è a monte: se la pensione e il cambio di vita diventano elementi di sollievo dopo anni spesi a lavorare, forse la dicotomia ‘lavoro/sacrificio-tempo libero/vita vera’ va rivista e modificata.
Passiamo troppo tempo al lavoro per farne una prigione e un’unica necessità; il senso della nostra vita va costruito anche li, nel fare, nel dovere,nella fatica, nel bisogno di recuperare risorse, anche economiche, per vivere e permettere a chi amiamo di usufruirne.
Se lavoriamo in attesa della pensione, ci perdiamo quella parte della vita che nemmeno il piu’ dorato dei ritiri potrà mai ricompensarci. Se lavoriamo per dare un senso quotidiano alla nostra evoluzione allora qualsiasi cosa arrivi è perfetta. Perfetta per crescere, per capire, per includerla nella nostra esperienza che ci guida verso la fine con la speranza di poterla guardare con serenità e pace, perché moriremo avendo fatto del nostro meglio, per noi, per gli altri e proprio, proprio di piu’ non potevamo fare. Vivere al 100% nelle limitazioni che tutte le vite hanno, anche le piu’ sfarzose ed appariscenti, anche quelle che piu’ ci sembrano perfette, è l’unica garanzia che l’essere umano ha per non avere rimpianti. Andare oltre il bisogno di comprendere con la nostra mente cio’ che ci accade, e accoglierlo anche solo per sentire piu’ ampie le nostre esperienze, aiuta ad arrivare alla fine della giornata, del mese, dell’anno e del ciclo lavorativo, con la consapevolezza dell’ infinito spazio che il nostro mondo interiore ha. E la pensione diventa allora un’emozione, uno stato d’animo, un’ipotesi esistenziale da guardare insieme a tante altre opportunità.
2 Maggio 2021