E(li's)booksLa leggenda del Malombra. di Vincenzo Sacco

C'è un nuovo eroe in città. Anzi, c'era.

Il libro

Nel 1848 Messina è sconvolta da tumulti insurrezionali contro il governo borbonico. Gli echi giungono al villaggio di San Sallier sui Nebrodi, dove si combatte un altro tipo di battaglia. Il Partito, come un fiume sotterraneo, avvelena le radici del potere istituzionale, straripando con atti di violenza e soprusi. A opporsi è un demone, uno spirito che s’insinua nel corpo delle vittime rianimandole per punire gli oppressori. All’affilata spada francese e alla lunga catena avvolta a un braccio, affianca un’arma più potente, la paura. I superstiziosi picciotti al comando del vampiresco avvocato Ginestra ne sono terrorizzati. La leggenda si diffonde di bocca in bocca. Lo chiamano Malombra. Il fantasma compare di notte e negli inferi svanisce dopo le sue incursioni, in sella a un cavallo dal muso scheletrico, seguito da un feroce cane di mannara. Gli occhi scintillano al buio. Sono di un tormentato verde cinabro, ricordano forse quelli del principe Leonardo Valentini, appena rientrato da Parigi al compimento degli studi alla Sorbona. Il giovane era stato mandato oltralpe dieci anni prima, quando i genitori scomparvero in circostanze sulle quali nessuno ha saputo fare chiarezza. Il nobile si ricongiunge alla sorella minore Patti, al tutore Savino Melìa, all’eccentrico e geniale cugino Federico. Ritrova inoltre il suo amore fanciullesco, Doriana, ora splendida donna in fiore irresistibilmente sfrontata. E Diavolo, il suo fedele amico a quattro zampe. Oscuro, beffardo, inquieto, il Malombra è una figura dell’immaginario popolare del Meridione italiano, antesignano dei supereroi moderni più amati, che tutti ricomprende sotto il suo cilindro vermiglio.

La mia lettura

La lettura di questo romanzo breve di Vincenzo Sacco mi ha fatto tornare in mente un altro autore siciliano pubblicato sempre da edizioni Spartaco: Alberto Maria Tricoli (avete letto Lo scemo di guerra e l’eroe di cartone? ), le similitudini non riguardano le due storie ma l’atmosfera nella quale si finisce leggendole.

Vincenzo Sacco sceglie la narrazione storica prestando grande attenzione alla ricostruzione dell’ambientazione, ha raccontato egregiamente una società, una mentalità, una realtà molto specifica, quella della Sicilia dell’Ottocento.

L’uso di termini dialettali accomuna Vincenzo Sacco a diversi altri autori siciliani, “l’impasto linguistico” tra italiano e dialetto siciliano rende la prosa maggiormente accattivante ma quello che mi è piaciuto davvero è la capacità dell’autore di descrivere le vicende soffermandosi sui cosiddetti “fatti minuti”, i particolari:

Sul trabiccolo l’arrotino strilla “Ammolo forbici e cutedda”. Al villaggio è giorno di mercato fra le viuzze strette. I due cavalieri passano in mezzo all’accuzzaferri che affila lame di coltello e al conzapiatta che con il fuso della bottega acconcia i piatti rotti per non buttarli via. Addossato alla parete di tufo, un picciuttunazzo dai vestiti sgualciti presidia un grande orcio di terracotta, la quartara, dove conserva l’olio d’oliva da vendere.

Mi piace l’uso di frasi brevi che consentono di fare una pausa, figurarsi la scena.

Il personaggio di Malombra, è lo spettro che, nelle credenze popolari non solo della Sicilia ma del Sud in generale, si aggira tormentando i vivi, qui in realtà è una sorta di giustiziere che cerca di combattere i soprusi in una comunità che sta vivendo gli sconvolgimenti dei moti.

I temi politici devono inevitabilmente fare da sfondo alle storie perché la Sicilia è una terra speciale che ancora oggi soffre le ferite dell’Unità. La leggenda della Malombra ci ricorda il tempo in cui a governare era la monarchia dei Borbone, leggendo cogliamo bene che di fatto le libertà politiche ed economiche dell’isola non venivano messe in discussione dagli abitanti che a quelle libertà tenevano moltissimo e facevano fatica anche solo a valutare di rinunciarvi.

Ma ci sono anche riferimenti al dominio spagnolo:

Sin dai tempi della corona spagnola i miei avi hanno gestito per conto loro i propri interessi. Come mio padre non ha voluto slegarsi dalla salina, io seguirò il suo esempio con la cava di zolfo.

Le coordinate temporali nella narrazione sono le vicende quotidiane di una piccola comunità, dai riferimenti possiamo intuire cosa stava succedendo fuori dal villaggio di San Sallier sui Nebrodi e quanto delle vicende esterne si riflette in questo microcosmo.

Molto moderna la figura di Doriana, donna che discorre di vini e prende la parola nelle discussioni.

Una lettura molto piacevole La leggenda del Malombra, è una storia scritta bene, non so se l’autore vive in Sicilia ma io ho avvertito nella narrazione i toni di chi ha fatto l’esperienza dell’allontanamento, lo sguardo è sguardo d’amore, uno sguardo caldo.

Lo consiglio a tutti, nel senso che non bisogna avere gusti particolari per leggerlo, anzi, potrebbe essere una storia da leggere ad alta voce come quelle d’altri tempi, una storia che si tramanda.

La leggenda del Malombra. di Vincenzo Sacco

Illustratore: Alessio Furfaro

Editore: Spartaco

Collana: Dissensi

Anno edizione: 2021

In commercio dal: 22 aprile 2021

Pagine: 144 p., ill. , Brossura € 13,30