Se ad accusare Giuseppe Conte di volere un partito del “seicento” è un monarca assoluto sull’orlo di una crisi neuronale, vuol dire che abbiamo varcato la soglia del tragicomico verso una dimensione sconosciuta agli umani. Fa caldo e i popcorn non sono consigliati, ma per gli appassionati della politica trash e ultrapop va bene anche una brioches con granita, sedersi sul divano e vedere come va a finire.
Si sa, la politica è capace di farsi scivolare di tutto, dice e contraddice, vende fontane di trevi a più turisti in un solo giorno oppure vota Rubi come la nipote di Mubarak. Ma quel che oscura i pensieri e diverte è l’harakiri autolesionista, l’autoflagellazione gaudente o la ginocchiata sui maroni al compagno di banco, tutto questo per il puro gusto di disorientare gli strenui difensori della sillogistica aristotelica, quella per cui 2 + 2 farà sempre quattro, nonostante Grillo e il populismo che fù.
Il povero Giuseppe Conte (almeno sul piano umano consentitemi una difesa d’ufficio) si ritrova dall’essere “investito” a leader all’essere re-investito ma nel senso di travolto, sopraffatto dall’Elevato senza neurologo (copyright Travaglio) che lo definisce semplicemente un “incapace”.
Finisce malissimo, insomma, per il movimento cinquestelle, soprattutto per i suoi gruppi parlamentari i quali – nella sostanza – possono sincronizzare gli orologi e telefonare a qualche navigator sempre che rispondano. Se andiamo al sodo (e al soldo) non è una situazione win-win per tutto il movimento: ovvero ben che vada l’ex premier Conte un lavoro ce l’ha e potrebbe prendersi del tempo. Al contrario, ci sono attualmente 237 parlamentari pentastellati che al solo pensiero di cercare sia l’arte che la parte tremano anche per il taglio dei seggi approvato dal referendum costituzionale confermativo.
Beppe Grillo – mi è piaciuto leggerlo – come dio crono ha fagocitato la propria prole per il terrore di essere eliminato, così che la linea di discendenza non sarebbe stata compromessa, scegliendo di tornare alle visioni contro, alle profezie di sventura, ai 7G e i nuovi ordini mondiali corrotti proponendo utopicamente – seguendo la suggestione mitologica – un mondo prospero che decresce felice.
Insomma, tutto quel materiale utile per futuri spettacoli. Sì perchè – fateci caso – non appena riaprono i teatri, non poteva mandare mica a fanculo il governo ovvero se stesso.
Furbo lui eh?