“Gli venne da pensare che l’inferno fosse in questa vita e coincidesse con la cupa inanità di chi è costretto a rimanerci senza un valido motivo”
Due generazioni a confronto, un nonno e un nipote, e il grande tema del senso della vita e della morte. Kento, un giovane di ventotto anni in cerca di lavoro e di se stesso, vive in casa con la madre e con il nonno ultraottantenne il quale, ormai provato nel fisico e nella psiche, non chiede che di farla finita. Un refrain quotidiano che fa scattare in Kento il desiderio di aiutare il nonno a portare a compimento il suo desidero, concedendogli una buona morte. Si sviluppa così una riflessione sul grande tabù dei nostri tempi: l’accettazione della morte come parte della vita, il trascorrere del tempo che non può essere fermato. “Non capisco gli oltranzisti della vita, gente ancora sana che non sa accettare i morti… e si battono per cosa? Per gente destinata a non guarire?” dice a un certo punto un personaggio. Parole atroci che ci pongono di fronte a una riflessione generale sulla nostra società e sui valori sui quali essa di basa.
Ne Il lato positivo della vita, con il quale Hada Keisuke si è aggiudicato il Premio Akutagawa, uno dei più importanti del Giappone, attraverso la voce del giovane Kento, lo scrittore da voce a coloro per i quali la vita è arrivata al termine, gli anziani, un altro dei tabù con i quali stentiamo a convivere. Da un lato c’è l’idea del “dogma della vita” come lo chiama Hada, una società tesa a fare di tutto per procrastinare la vita di chiunque, dall’altro c’è l’ossimoro, la negazione del tempo che passa, la volontà di nascondere la vecchiaia, le carni fragili e i muscoli flaccidi che cerchiamo di esorcizzare con plastiche e botulini. Con questa storia Hada racconta così gli sbilanciamenti che caratterizzano la società giapponese e che sono poi quelli di tutte le società avanzate: il crollo delle nascite, l’aumento della popolazione anziana, nuovo lavori e sistemi di accudimento che sono diventati la nuova avanguardia, la precarietà delle relazioni.
Con una narrazione sintetica e leggera, Hada Keisuke ha avuto il coraggio di toccare il tema più scomodo ponendoci indirettamente la domanda delle domande: possiamo davvero andare avanti così?